Vuota e a perdere, sempre più giovani scappano dalla Sicilia
Fuga di cervelli… ma anche di braccia forti di onesti lavoratori. Il meglio della nostra terra, le vera grande ed insostituibile Eccellenza della Sicilia ci lascia per rincorrere un posto di lavoro, un’opportunità, il sogno di una vita più tranquilla. Un vero esodo, silenzioso e dignitoso, è in corso. I primi ad andarsene sono gli studenti, partono per l’Università e sempre meno rientrano nella terra nativa, poi vi sono i ragazzi che ultimati gli studi, o stanchi di non trovare nulla in Sicilia, scappano per non fare più rientro.
E’ questa la Sicilia di oggi, terra invidiataci da tutto il mondo per le bellezze paesaggistiche, per il clima, la storia, la cultura, le tradizioni, la gastronomia, il vino, la calorosità della sua gente… ma allo stesso tempo avvolta da una crisi che non permette più di sopravvivere. Due aspetti contrastanti, che cozzano fra loro, ma che sono le facce della stessa medaglia, quella di un Sud sempre più povero e senza prospettive di sviluppo, dove l’economia basata sui settori agroalimentare e turistico non riesce a decollare. O, forse, volontariamente si fa di tutto per non farli crescere. Il lavoro non piace a certa classe politica perché dà dignità e rende liberi, il denaro guadagnato col sudore della fronte rompe gli anelli delle catene della “schiavitù politica”
Alberto Di Paola
Rimanendo in tema, ecco cosa scrive UniVersoMe, la testata multiforme degli studenti UniMe. Nei mesi scorsi, sulle pagine dei giornali cittadini e le bacheche Facebook delle persone, è esploso il dibattito riguardo l’emigrazione verso nord e verso l’estero di quattromila ventenni negli ultimi otto anni (Trump, we are all migrants), dopo la pubblicazione di un articolo del giornalista Lucio D’Amico.
“Cara Sicilia, sei riuscita a farne scappare via un altro. Il più importante. Prima i miei zii, i miei cugini, poi mio fratello, la mia amica e adesso anche il mio ragazzo. Il mio punto di riferimento vivrà a 1300km da me. Mi piange il cuore per te, Sicilia. Ti assicuro, stai perdendo i migliori: i più onesti, i più sognatori, i più intelligenti, i più coraggiosi, i più lavoratori.
Prima di andarsene dicono tutti che sei diventata troppo stretta, troppo sporca, troppo incivile, troppo corrotta: invivibile. Sei invivibile Sicilia, riesci a sentire il giudizio dei tuoi figli? Lo so, sarai sempre la loro mamma e le ferie trascorse da te sembreranno sempre troppo poche… Ma sai, Sicilia, quando c’è di mezzo il futuro le tue “ricchezze” valgono ben poco. Offri del cibo buonissimo e dolci tra i più gustosi al mondo, che non riescono comunque a rendere meno amaro il magone in gola di chi deve rifarsi una vita altrove, ripartire da zero. Hai un mare immenso, spiagge da favola e panorami mozzafiato, che non riescono comunque a dare un lavoro al mio ragazzo. Quindi, non mi illudo, so che le tue ricchezze non riusciranno a rendere meno triste la sua partenza. Il tuo sole 365 giorni l’anno, i tuoi caffè sempre offerti e l’allegria dei tuoi figli non riusciranno mai e poi mai a rendere meno dolorosa la sua mancanza. Sono troppo arrabbiata con te Sicilia, li lasci andare via tutti così facilmente… Continuando così resterai sola.
Ce ne andremo tutti. Non lamentarti dei troppi immigrati, probabilmente, tra qualche anno, quelle povere anime saranno le uniche disposte a fermarsi da te, oltre ai pochi fortunati che riusciranno ad arrivare alla pensione. Probabilmente, tra non molto, sarai data in pasto a quei quattro imprenditori mafiosi che vogliono comprarti. Probabilmente sarai la casa dei figli di papà, quelli che non hanno bisogno di trovare un lavoro e per questo affermano che non ti lasceranno mai, che loro sono siciliani nel cuore e nel sangue. Anche mio fratello è siciliano nel cuore, anche mio zio è siciliano nel sangue, anche il mio ragazzo non avrebbe mai voluto lasciarti. Non avrebbe mai voluto lasciarmi.
Eppure li hai costretti. Eppure senza lavoro non avrebbero mai potuto permettersi le vacanze nel tuo limpidissimo mare. Eppure senza stipendio, senza diritti, senza futuro, con l’amaro in bocca, credimi, i tuoi cannoli non sembrano più così tanto gustosi. Perché tu lo sai, c’è una cosa che per noi viene sempre prima di tutto: la famiglia. E quando c’è da sacrificarsi per mantenerne o costruirne una, i siciliani sono così forti da riuscire a spezzarsi letteralmente in due: il cuore in Sicilia, la mente e le mani altrove, sul posto di lavoro. Qualsiasi lavoro: operaio, cameriere, cuoco, lavapiatti è comunque più dignitoso di quelli che tu puoi offrirci. E credimi, non importa se si parte per Londra, Milano, Lecco, Berlino, Roma, Bristol; non importa se quel lavoro lo si trovi in Danimarca, Svizzera, Belgio, Piemonte…per noi siciliani si tratterà sempre e solo di “andare al vivere al nord”.
Un incubo. Sappi, Sicilia, che si tratterà sempre e solo di lavoro e di denaro, quel lavoro che al nord riesce a farli sentire tutti più dignitosi, più orgogliosi; quel denaro che da te circola nelle mani di troppe poche persone: quelli che non lo meritano, quelli che sfruttano, quelli che hanno ereditato, quelli che non si disperano. Come faccio a spiegarti il mio stato d’animo, Sicilia? Non posso. Nessuna parola sarebbe mai in grado di spiegare che cosa si prova a vederli partire tutti e sentirsi, ogni volta, un pezzo di cuore in meno.
Con poco, pochissimo affetto, una siciliana qualunque.
Roberta Delia”
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