Marsala, estorsioni online: “ci mettiamo d’accordo o faccio vedere tutto a tua moglie”

estorsioni-online-polizia-postale-indagini-in-corso-a-marsalaBalzare ai “disonori” della cronaca nel tentativo di denunciare, a Marsala, una organizzazione criminale dedita alle estorsioni online. Vittima, consapevole, è il cronista che sta scrivendo. Da giorni pensavo come denunciare un fenomeno, quello delle estorsioni per via telematica, molto diffuso nella nostra collettività. Solo al Commissariato di Polizia di Marsala vengono prese dieci, ed anche più, denunce al mese per tentativi di estorsione che “corrono” su internet. A queste si aggiungano tutte le altre denunce fatte on line sul sito della Polizia di Stato. Veri e propri business per le webcrimes e che colpiscono decine di ignari utenti della rete.

La Polizia di Stato, sul sito http://www.poliziadistato.it/articolo/view/31706/, descrive come avvengono, generalmente, le estorsioni on line: “I denuncianti si erano collegati a siti di social network – anche internazionali – che permettono ai propri iscritti di conoscere e incontrare ragazzi e ragazze a livello locale quali BADOO, BAZOOCAM.ORG, FACEBOOK ecc. Dopo aver conosciuto delle ragazze in chat, su richieste di quest’ultime, la conversazione viene trasferita su skype dove prosegue in video chiamata (con la scusa di “potersi vedere reciprocamente in video chat”); generalmente la ragazza si presenta parzialmente vestita, in pose ammiccanti con il seno scoperto ed invita il malcapitato a fare altrettanto – cosa che avviene regolarmente -. La parte offesa non si accorge che il video che raffigura la ragazza è registrato pertanto si denuda e compie degli atti di autoerotismo tutta questa fase viene registrata ad insaputa delle vittime. A questo punto scatta l’estorsione; previa minaccia di diffondere il video in rete viene richiesto il pagamento di somme di denaro – la maggior parte delle volte 500 euro – da versare in favore di cittadini stranieri residenti all’estero tramite la società di servizi finanziari “Western Union”. 
E pensare che tutto inizia con un semplice: “ciao” sulla chat… per ritrovarsi ben presto in un “inferno” dal quale si può uscire solo con il coraggio di denunciare l’accaduto alla Polizia Postale e delle Comunicazioni o a qualsiasi altra forza dell’ordine

Le cifre richieste, a Marsala, sono molto più consistenti: oltrepassano in alcuni casi anche i 10.000 euro alla prima richiesta per poi arrivare, a seguito di trattativa, anche a 1.000 per chi cade nella loro rete. La vittima tante volte paga, per paura della diffamazione che potrebbe subire, ma non ha nessuna garanzia se quelle immagini rubate, o consentite per ingenuità, o artatamente elaborate al computer, vengano realmente eliminate. Purtroppo, quando si finisce nel giro delle estorsioni, si entra in una spirale che non ha fine. E’ risaputo che chi paga la prima volta rischia di farlo per sempre; perchè quella conversazione, più o meno ingenua che poteva essere, o quella foto o quel video seppure “manipolato” è pur sempre del materiale compromettente che, prima o poi, ritornerà ad essere oggetto di un ulteriore ricatto. La cosa peggiore è che la gente cede a questi ricatti e permette ai delinquenti di farla franca.

polizia-postale-sala-operativaDa giorni pensavo come poter scrivere un articolo in materia di cyber reati, praticamente crimini commessi in rete, quando nel primo pomeriggio di oggi ho colto l’occasione (intorno alle ore 13 del 25 maggio 2016)  una bellissima ragazza è entrata sulla mia chat di Facebook. Evidenzio che il mio profilo (Alberto Di Paola) è talmente libero, aperto e spontaneo che vi sono caricati persino i miei dati sensibili; inoltre i miei collaboratori (soci dell’Associazione che gestisce www.marsalanews.it) vi hanno accesso per veicolare le notizie del nostro portale. Nel tentativo di smascherare il “raggiro” le scrivo: “cosa ti porta a chattare con me”. Capendo di essere stata scoperta, ha abbandonato la chat.
Io e il mio collaboratore Andrea, ci siamo fatti una grassa risata! Subito dopo un’altra attraente ragazza, mi contattava in chat parlando di banalità; quando ricevevo una video chiamata dalla stessa. Incuriosito accetto e sul video si presentano immagini sconce. lei in atteggiamenti di autoerotismo davanti al computer. Immagini talmente crude che mi hanno impressionato, tanto da invitare il mio collaboratore a guardare cosa stesse facendo. E dopo aver commentato roba da matti, abbiamo chiuso la chiamata. Intanto sulla chat lei continuava a scrivere di fare “sesso in cam”.

Mentre lei pensava che avessi abboccato al suo amo, ho subito pensato di trovarmi davanti ad uno scoop ed ho risposto alla chiamata in chat chiedendogli testualmente: “Perché mi hai offerto questo “spettacolo”; e lei mi ha contatto nuovamente in video chiamata. Pensando che volesse parlarmi le ho risposto, ma avendo rivisto le immagini di poco prima ho subito chiuso la chiamata. Pensavo di averla in pugno: ero sicuro che si sarebbe fatta sentire presto. Infatti, intorno alle 17:30 trovo in chat un video artefatto e la scritta: “ascolto Sarò molto franco con voi soprattutto non tagliare la camma non scollegare voi, rimanete lì che parla più tranquillamente alla fine trovare un accordo per la rimozione completa del video Ok?”. Ecco le parole incriminanti, la minaccia: “…parla più tranquillamente alla fine trovare un accordo per la rimozione completa del video Ok?”.

Davanti allo scoop appena fatto, forse ingenuamente, le dico che denuncio l’estorsione tentata alla Polizia di Stato. Lei continua a contattarmi per impaurirmi e dice di pubblicare il video. Io non do più retta alle sue farneticazioni, e mi avvio al Commissariato di Marsala. Lei non si arrende e mentre deponevo i fatti e allegavo il materiale informatico prodotto lei continuava a scrivere in chat di stare calmo e che avremmo trovato un accordo: perchè, in caso contrario, avrebbe  fatto vedere il video manipolato ai miei familiari e ai miei amici. Vedendo di non ricevere alcuna risposta, dopo che le prove erano state abilmente raccolte dalla Polizia, cancellava tutto, mi bloccava su Facebook e allo stesso tempo scompariva il video dal service su cui era stato caricato. L’url ed i dati sensibili al riconoscimento del video sono ormai al vaglio degli inquirenti, non appena il video ritornerà in circolazione le forze dell’ordine potranno “triangolare” la traccia e arrivare agli estorsori. E’ solo questione di tempo, la giustizia arriva sempre ed il nucleo specializzato della Polizia Postale, che persegue tali criminali, in materia è una vera authority.

Lo scoop era fatto, mi è comunque costato caro. Un video artefatto con cui mi si accusa di fare autoerotismo davanti una bambina di 9 anni è circolato sulla rete. Umiliato da una così grave, quanto falsa, accusa… cospargo il capo di cenere, ma con la dignità di chi volendo fare del bene è rimasto vittima della propria trappola.
Che dire c’est la vie. Sono contento, comunque, del risultato ottenuto: la Polizia Postale presto sgominerà l’organizzazione criminale e, anche se è costato tanto alla mia immagine, lo rifarei senza esitazione alcuna. Pertanto esorto quanti, per qualsiasi motivo, incappano in una estorsione la migliore cosa da fare è non cedere al ricatto e denunciare l’estorsore.

di Alberto Emilio Di Paola

P.S. se trovaste in rete un video in cui vengo accusato di essere pedofilo, vi sarei grato se mi informaste tempestivamente. Anche il CONDIVIDERE un video, oggetto di estorsione denunciata alla Polizia Postale, nonchè ad essere lesivo nei confronti della vittima, è un reato per chi lo diffonde con qualsiasi mezzo.

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