Carabinieri: Nicola Girgenti è uno dei due criminali che spararono al maresciallo Silvio Mirarchi

A 23 giorni, dell’afferrato agguato alla pattuglia in borghese dei carabinieri, che costò la vita al maresciallo Silvio Mirarchi si apre uno spiraglio investigativo che porta ad uno dei due criminali che spararono alle spalle dei militi dell’arma. E’ Nicola Girgenti, 45 anni, incensurato, marsalese, bracciante agricolo, vivaista presso una ditta di piante ornamentali e, pare, anche ex socio del suo stesso datore di lavoro di un’altra azienda fallita.

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A Nicola Girgenti i carabinieri sono giunti fin dal primo momento. Convocato presso il comando della compagnia l’imprenditore agricolo Giovanni Abate, proprietario delle serre di vetro in cui è stata rivenuta la piantagione con 6 mila piante di canapa indiana, da cui si ricava la marijuana, dinanzi alle quali si è consumata la tragedia, sarebbero stati fatti due nomi. Quello di Francesco D’Arrigo, originario di Partinico indicato come l’attuale gestore dell’impianto di contrada Ventrischi, che è stato tratto in arresto il giorno dopo l’agguato; e Nicola Girgenti che avrebbe coltivato le stesse serre fino a poco prima della cessione e forse socio occulto del primo.

Ad incastrare il Girgenti sarebbe stato l’alibi alquanto traballamento, fornito dallo stesso: “mi trovavo a casa e mi sono addormentato intorno alle 22:00, la sera del 31 maggio scorso”. Ad aggravare la sua posizione sarebbe stato il telefonino che ha fatto da gps, collocandolo sul posto all’ora dell’agguato. Una cellula dei ripetitori avrebbe agganciato il suo numero. I carabinieri del Ris di Messina avrebbero trovato prove inconfutabili a carico del Girgenti,  diverse particelle di polvere da sparo su vestiti e sulla pelle, e tracce di “nichel”, che non è presente in tutti i bossoli, ma solo nei bossoli “nichelati”, che sono stati trovati sul luogo dell’omicidio Mirarchi. La cosiddetta prova regina: Girgenti ha partecipato alla sparatoria di quella sera e ha utilizzato armi. Controlli anche sull’auto utilizzata, che “è stata ripresa” da due telecamere a circuito chiuso mentre percorreva la “possibile via di fuga dal luogo dell’omicidio”. Dalle intercettazioni telefoniche sarebbe emerso altresì che il Girgenti avrebbe coltivato le piante e che era legato al D’Arrigo, nella qualità di socio.

Un socio poco fedele, visto che nel momento in cui il maresciallo Mirarchi, assieme all’appuntato Cammarata, avevano raggiunto le serre per un controllo notturno il Girgenti, assieme almeno ad un’altra persona, non ancora identificata, stavamo rubando. Alcuni fasci di piante sono state, infatti, rinvenute nei pressi dell’impianto, pronte per essere trafugate. Nel momento in cui il maresciallo, sceso dalla macchina con il faro di dotazione e qualificatosi come carabiniere, il Girgenti ed il suo complice non avrebbero esitato a sparare alle spalle del milite dell’arma.

I colpi che hanno attinto lo sfortunato Silvio Mirarchi all’altezza dei reni sarebbero stati due ed esplosi da pistole diverse. Sul luogo i carabinieri hanno sequestrato dei bossoli appartenenti a due armi differenti (semiautomatica in uso alle forze militari e una calibro 38). Il presunto omicida, Nicola Girgenti arrestato ieri dai carabinieri, n esecuzione del provvedimento firmato dal Gip Annalisa Amato, non ha agito da solo. Così è in corso la caccia ai complici nell’assassinio.

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