Matteo Messina Denaro, sequestrati beni per 13 milioni

SOCIETA’ E BANCOMAT
Mimmo Scimonelli era soprattutto l’uomo dei bancomat di Messina Denaro, questo dicono le indagini della procura di Palermo diretta da Francesco Lo Voi. Perché dietro a ogni società che creava, spesso fittizia, c’era una girandola di carte di credito. E forse una di queste è servita alla primula rossa di Cosa nostra per la sua vita di tutti i giorni.

L’eclettico Scimonelli aveva preso ufficio anche a Milano, nello stesso palazzo dove ha studio Lele Mora, il manager delle star finito in più di uno scandalo giudiziario. E cercava di agganciare pure lui, chissà per quale altro affare da proporre. Insospettabile e istrionico Scimonelli. “E’ il prototipo del mafioso moderno – dice Teresa Principato – l’espressione di quel modello di mafia che Messina Denaro ha ormai consacrato”. Scimonelli viaggiava molto fra Roma, Milano ma anche Lugano. E brigava sempre per aprire nuove società. Poi, all’improvviso, tornava in Sicilia: dopo giri di telefonate fatte dai soliti intermediari incontrava i vecchi capomafia. Questo hanno svelato le intercettazioni, ma non è chiaro da dove arrivassero i pizzini.

Ci stava poco in Sicilia, Mimmo Scimonelli. Puntava su quel colpo al ministero dello Sviluppo Economico. Una vera soddisfazione per i mafiosi, ottenere finanziamenti. E in questo caso, con la garanzia dello Stato. A sentire le intercettazioni, Scimonelli era proprio fiducioso di farcela grazie ai buoni uffici del funzionario. C’era già una società pulita pronta a presentare tutta la documentazione. Anche su questa società lavorano adesso gli investigatori, per ricostruire la rete degli insospettabili complici che gira attorno a Messina Denaro.

fonte: www.repubblica.it

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