Malasanità, a Marsala 12 mesi di attesa per un consulto oncologico ad un ammalato di cancro

area emergenza-ospedale borsellino-marsalaAncora un caso di malasanità a Marsala. Sull’identità della “vittima”, per ovvi motivi, manteniamo il massimo riserbo. Lo indicheremo come nonno Ciccio, vista la sua età. L’uomo accusando diversi malori, accompagnato dal proprio figliolo viene ricoverato nel Reparto di Medicina dell’Ospedale Paolo Borsellino di Marsala. Dopo la trasfusione di alcune sacche di sangue gli vengono prelevati tessuti dall’intestino per la biopsia. L’esito è positivo, viene riscontrato un carcinoma. Segue la Tac ed il verdetto è drammatico: tumore allo stomaco con metastasi estese ad altri organi vitali. L’equipe medica di un noto chirurgo marsalese, vista l’entità del male e delle metastasi, consiglia l’avvio della terapia del caso, in quanto il soggetto non sarebbe operabile.asp-prescrizione-visita-oncologica

“La procedura sanitaria dell’Asp – ci racconta il figlio dell’anziano uomo – prevede il consulto con il medico specialista in oncologia per lo studio del piano terapeutico del caso”. Fin qui nulla strano se non fosse che la visita per nonno Ciccio è stata fissata per il 27 novembre 2017. Non è un refuso di stampa, avete letto bene. Per il consulto oncologico per nonno Ciccio si dovrà attendere 12 mesi. Forse quando non sarà più fra di noi. “La cosa peggiore – ci ha spiegato il figlio -, è che fino a quando l’oncologo non lo vedrà non gli potranno essere garantite le necessarie cure dall’Asp”.

Che tempestività… Ma chi amministra la sanità pubblica ha idea del calvario che sopporta un ammalato di cancro, dei dolori atroci che lo divorano giorno dopo giorno, dello stato psicologico demolito dalla paura e dalle fitte di dolore. E poi sono a conoscenza della casistica… e di quante siano minime – se non nulle – le possibilità di guarigione di un soggetto affetto di tumore con metastasi estese in più organi vitali. Non occorrono master o dottorati particolari per comprendere che la durata della vita di un paziente in metastasi è ridotta ai minimi termini. La sanità andrebbe gestita col “cuore” e non da freddi burocrati che, più che preoccuparsi della salute degli assistiti, guardano alla riduzione dei costi delle prestazioni sanitarie.

Per evitare che al proprio padre non venissero garantite le dovute cure il figlio ha prenotato la visita a pagamento ed ecco che la coda di 12 mesi si è ridotta ad un paio di giorni. Ancora una volta il denaro fa la differenza. Nonno Ciccio si potrà considerare fra i fortunati, perchè le sue condizioni economiche o quelle dei suoi cari gli hanno permesso di accedere al consulto specialistico in tempi accettabili. Se fosse stato un indigente sarebbe potuto morire senza essere curato. La vicenda dovrebbe farci riflettere un po’. La cosa più drammatica ė che quanto accaduto a nonno Ciccio, non è un’eccezione, bensí il contrario. Notizie del genere disarmano e ci lasciano impotenti davanti ad una sanità miope, insensibile e spietata. Non esistono giustificazioni, non si possono negare le cure ad un malato terminale.

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