Mafia e corruzione vanno a braccetto e in Sicilia bloccano lo sviluppo

raffaele-cantone-ape-Presidente-dell’Autorità-Nazionale-Anticorruzione 800x3001La lotta alla criminalità è una sfida da raccogliere nella terra dove la mafia è cominciata. L’ha detto il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone, in visita a Messina in occasione della sua lectio magistralis tenutasi all’università dello Stretto.

L’incontro è stato organizzato dal dipartimento di Scienze politiche e giuridiche diretto dal prof. Giovanni Moschella, e presieduto dal Rettore Pietro Navarra e dal Direttore Generale Francesco De Domenico. Il Presidente dell’Autority prima del suo intervento all’Ateno ha fatto tappa in Prefettura per incontrare il prefetto di Catania Maria Federico.

Non è stato l’unico intervento istituzionale “a porte chiuse” del ‘magistrato’ Cantone in visita in Sicilia. L’Autorità nazionale anticorruzione, è il primo organismo creato nella storia della Repubblica per cercare di affrontare la questione. L’Autorità non può condurre indagini, non può intercettare, né perquisire. Ha prerogative limitate, ma allo stresso tempo rivoluzionarie: può imporre la trasparenza. Obbligare ministeri, regioni, comuni e società miste a divulgare online come vengono spesi i soldi, dal primo all’ultimo euro.

Presidente, lei questa mattina è stato in audizione alla commissione antimafia dell’ARS. Qual’e la situazione oggi in Sicilia?

“Le mafie sono organizzazioni criminali che producono ricchezza non si combattono con la sola misura cautelare, ma bisogna aggredire il loro patrimonio. Oggi il sistema delle confische è stato rafforzato. Ho rilevato un forte interesse da parte delle commissioni regionali che mi hanno chiesto di delineare dei quadri. Sui rifiuti in sicllia stiamo facendo degli accertamenti molto approfondi perché c’ è una situazione normativa caotica. Ci sono leggi regionali non ancora attuate e situazioni transitorie che stanno diventando regola. Nel giro di poco tempo faremo una valutazione dello stato degli appalti. C’è poi una situazione legata alle discariche non tranquillizzante”.

Lei ha recentemente concordato con la prefettura di Perugia il commissariamento di Gesenu, società di raccolta rifiuti per metà del Comune di Perugia (il socio pubblico rappresenta il 45%) oggetto di interdittiva antimafia. Una misura pesante legata alle attività della stessa società in Sicilia. Qual è la situazione?

“Sappiano bene che Gesenu ha una quota nella società Tirrenoambiente (società a maggioranza pubblica che gestisce la discarica di Mazzarrà Sant’Andrea ndc). Noi acquisiamo tutte le ordinanze di custodia cautelare emesse per corruzione. Siamo in possesso di tutte quelle formulate da Palermo.

Mesi fa si è svolta nella sede dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, l’audizione congiunta dell’Assessore regionale dell’energia e dei servizi di pubblica utilità, Vania Contrafatto e dei rappresentanti AnciSicilia sulle criticità della gestione del sistema integrato dei rifiuti nella Regione Siciliana. Ne è emerso uno stato di ‘calamità Istituzionale’.

“La situazione è preoccupante. Abbiamo commissariato Oikos, (la società che gestisce la discarica di Motta Sant’ Anastasia ndc). La mafia oggi opera nella logica della corruzione che non consente né produzione né innovazione”.

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