La Sicilia “scippata” delle sue risorse: lettera aperta delle associazioni “SiciliaOpenGov” e “Sicilia Nazione”

Nella lettera si invitano i senatori a bloccare lo "scippo" dei 3,5 miliardi del Piano azione coesione (Pac) destinati al Sud

senato_della-repubblica-aula-marsalanewsUna lettera aperta è stata indirizzata ai senatori eletti in Sicilia per difendere l’Isola dalle scelte scellerate del Governo Renzi. Le Associazioni  “SiciliaOpenGov” e “Sicilia Nazione” rivolgono un appello ai senatori siciliani affinché si coalizzino per opporsi al d.d.l. recante “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015)” (n. 1698) che prossimamente sarà portato in Senato per il voto.

Secondo i presidenti delle due associazioni siciliane, rispettivamente Gaetano Armao​​​​​​ di “SiciliaOpenGov” e Rino Piscitello di “Sicilia Nazione” la proposta di d.d.l., n. 1698, legge di stabilità (-50 del cofinanziamento statale) non sarà possibile utilizzare appieno i fondi strutturali europei destinati a garantire la coesione economico-sociale e territoriale per il periodo 2014-2020. Dopo il sostanziale azzeramento degli investimenti destinati alla perequazione infrastrutturale adesso si riducono le risorse destinate al cofinanziamento dei fondi strutturali  creando le condizioni di un aggravamento del già appesantito divario.

I due deputati siciliani, Armao e Piscitello, invitano pertanto i senatori eletti in Sicilia a sostenere la Sicilia e presentando emendamenti per incrementare lo sviluppo dell’Isola, superando le barriere di partito ed assumendo come valore comune la difesa della nostra terra, dei suoi diritti e del bisogno di crescere spezzando così la morsa del declino.

 

TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA APERTA

                       IllustriSenatori,

                       a nome delle associazioni “SiciliaOpenGov” e “Sicilia Nazione” Vi indirizziamo quest’appello nella Vostra funzione di Senatori eletti in Sicilia in vista dell’ormai imminente votazione in Senato sul d.d.l. recante “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015)” (n. 1698)

Abbiamo già lanciato questo appello alle forze politiche non appena presentato il d.d.l. d’iniziativa governativa che ha contemplato, riducendo drasticamente le risorse disponibili, scelte che pregiudicano la Sicilia è il Sud. Purtroppo la Camera, e con il determinante apporto di molti deputati siciliani, ha votato la proposta governativa.

Con risorse così ridotte dal Governo nella proposta di d.d.l. di stabilità (-50 del cofinanziamento statale) non sarà possibile utilizzare appieno i fondi strutturali europei destinati a garantire la coesione economico-sociale e territoriale per il periodo 2014-2020. Dopo il sostanziale azzeramento degli investimenti destinati alla perequazione infrastrutturale adesso si riducono le risorse destinate al cofinanziamento dei fondi strutturali  creando le condizioni di un aggravamento del già appesantito divario.

L’attenzione verso il Mezzogiorno e le Isole decresce progressivamente, ne costituiscono esempio emblematico i 3,5 miliardi del Piano azione coesione (Pac), e quindi destinati al Sud, che vengono utilizzati per finanziare la decontribuzione in tutta Italia (che alla Sicilia costerà circa un miliardo di euro).

Senza investimenti, ormai azzerati da più di tre anni, soprattutto nel settore infrastrutturale, il Mezzogiorno e’ destinato a decrescere ulteriormente rendendo irrilevante la crescita del Paese e gli sforzi per uscire dalla crisi. Come ha evidenziato la Banca d’Italia “i flussi netti verso il Mezzogiorno (spesa pubblica attribuibile al territorio al netto delle entrate prelevate sullo stesso territorio), dopo essere aumentati nel biennio 2009-2010 al di sopra dei livelli precedenti la crisi, sono diminuiti a partire dal 2011” (Leconomia delle Regioni italiane, Roma 12/2014).

Le scelte dell’attuale Governo, al di là di proclami, si collocano quindi nel solco di quelli immediatamente precedenti che hanno deciso di definanziare le misure perequative ed il Sud è così abbandonato ad una deriva di disagio economico senza correttivi rendendo ormai più che tangibile la drammatica spaccatura in atto nel Paese.

E’ precisa responsabilità dei parlamentari nazionali eletti nella nostra Regione far prevalere, sulla fedeltà e le convenienze di partito, la lealtà verso i siciliani, presentando e votando emendamenti al testo di d.d.l. di stabilita 2015 che tutelino il loro diritto al futuro, a poter competere ad armi pari con i cittadini italiani e d’Europa nella sfida globale a partire da misure che possano introdurre la fiscalità di sviluppo (c.d. di vantaggio).

Ecco perché abbiamo formulato alcuni emendamenti – che di seguito si allegano – al disegno di legge di stabilità2015 e che riteniamo possano difendere e per alcuni versi rilanciare gli investimenti in Sicilia, rafforzando la capacità di rispondere alle aspettative di crescita economica e sociale. Vi chiediamo, quindi, di presentare e sostenere questi emendamenti, superando le barriere di partito ed assumendo come valore comune la difesa della nostra terra, dei suoi diritti e del bisogno di crescere spezzando così la morsa del declino.

Con i più distinti saluti

Palermo, 7 dicembre  2014

Gaetano Armao​​​​​​

Rino Piscitello

EMENDAMENTI AL DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE  A.S. 1698

“”Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015)

 

Emendamenti aggiuntivo

All’articolo 2 e’ aggiunto il comma 60bis: «Il territorio della Regione siciliana è posto fuori dalla linea doganale e costituisce zona franca interclusa dal mare territoriale circostante: i punti di entrata e di uscita sono individuati nei porti ed aeroporti della Sicilia. La zona franca è disciplinata dalle leggi fiscali dello Stato italiano e dall’Unione europea che si applicano ai territori extradoganali secondo le previsioni delle norme di attuazione dello Statuto in materia che vanno emanate entro tre mesi dall’entrata in vigore della presente legge».

La norma punta ad introdurre, in ossequio alle previsioni dell’art. 174 del Trattato FUE sulla coesione economico, sociale e territoriale in favore delle Regioni insulari e meridionali, il regime della zona franca quale strumento di fiscalità compensativa per affrontare decisivamente il divario economico sociale e far fronte alla incapacità dello Stato di intervenire adeguatamente e tempestivamente sul piano della perequazione infrastrutturale, pur nel rispetto delle previsioni dell’ordinamento fiscale europeo, in guisa da consentire un incremento di competitività per le imprese residenti e di attrarre investimenti esterni.

 

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