Badia Grande, a Vita l’inclusione degli immigrati è reale
I migranti imparano l’arte dei pani votivi di San Giuseppe e mangiano le pietanze della festività a Vita. Nel piccolo comune belicino si abbattono le frontiere e si incentiva l’inclusione
A Vita le antiche tradizioni popolari vengono tramandate ai migranti, come quella della realizzazione dei pani votivi di San Giuseppe, impiegati per decorare gli altari in onore del Santo. L’iniziativa promossa da Maria Scavuzzo, Presidente della Pro Loco Vitese, è stata subito sposata da Maria Cipponeri, responsabile delle strutture di Accoglienza per famiglie e per uomini di Vita (Progetto SAI Marsala) e condivisa dalla dottoressa Paola Gandolfo dell’Associazione, Spazio libero Onlus che assiste e svolge attività socio culturali per disabili, impegnata nel “Progetto Salemi, Gibellina e Vita… un mondo di sapori”.
Nei locali di viale del Belice, messi a disposizione dal SAI, si sono dati appuntamento le volontarie della Pro Loco ed i soci della Onlus Spazio Libero per tramandare l’antica arte dei pani votivi agli immigrati bengalesi, egiziani, somali, tunisini e camerunesi. Preparato l’impasto le volontarie hanno tramandato ai migranti le tecniche di modellazione e di taglio attraverso le quali si conferiscono forme artistiche ai manufatti prima di essere infornati. Il tutto si è svolto come tradizione vuole in una atmosfera conviviale, alla presente di un fisarmonicista Nino Ciaravolo che ha allietato con la sua fisarmonica la giornata, nonché dell’organico al completo dei locali Centri di Accoglienza per immigrati di Vita, gestiti dalla Cooperativa Sociale Badia Grande: Rosanna Basiricò (psicologa), Vito Ruggirello (educatore), Sebastiano Simone (operatore all’accoglienza), gli ausiliari Antonino Leo e Giuseppa Leo e l’assistente sociale Alba D’Ambrosio, appena rientrata dall’Hotspot di Lampedusa.
A Vita la Cooperativa Sociale Badia Grande dà accoglienza a 16 uomini, per lo più ragazzi under i 30 anni, a 4 coppie (un nigeriana, due somale ed una tunisina), e a tre bambini ed un adolescente che, frequentando le scuole del posto e che si sono perfettamente integrati con i rispettivi coetanei del posto. Gli uomini sono maggiormente integrati perché lavorano nella aziende della cittadina belicina, un po’ meno invece le donne che trascorrono il loro tempo a casa. Progetti integrativi come questo realizzato, vengono promossi dalla Cooperativa Badia Grande proprio per fare socializzare la comunità extracomunitaria fra loro e con gli abitanti del Paese, perseguendo il principio dell’inclusione nel tessuto sociale.
Non a caso al termine della preparazione dei pani votivi di San Giuseppe le donne vitesi hanno cucinato i piatti tradizionali della festività (pasta col sugo di finocchietto selvatico condita con pan grattato, olio extravergine di oliva e zucchero; nonché le frittate di stagione a base di uova, formaggi, patate e carciofi) e mangiato tutti insieme in un clima sereno come se abitanti del posto e “forestieri” lo facessero da sempre. Quanto avvenuto a Vita sarà oggetto di studio per sviluppare nuove forme di integrazione multietnica. Una laureanda in Architettura dell’Università di Palermo, Eloisa Gizzi, ha partecipato alla giornata dei pani votivi di San Giuseppe, ha raccolto testimonianze e scattato foto allo scopo di arricchire la sua tesi che verte sulla riqualificazione urbana del centro storico di Vita connessa alle possibilità di ripopolamento con gli immigranti.
Parlare di inclusione è semplice, realizzarla non è per nulla facile, visto che ancora certi pregiudizi dettati dall’ignoranza sono difficili da estirpare. A Vita, il più piccolo comune della Provincia di Trapani, la locale popolazione si è integrata con gli ospiti dei due centri di accoglienza del SAI di Marsala e non vi è evento del Paese che non venga condiviso con i “forestieri”, come vengono generalmente chiamati dagli abitanti del posto.
Calato il sipario sulla preparazione dei pani votivi che adornano l’altare di San Giuseppe la comunità di immigrati gestita dalla Cooperativa Sociale Badia Grande sono stati coinvolti nella realizzazione dei cosiddetti “Pani di la carrozza”, ovvero il pane votivo simbolo della Festa della Madonna di Tagliavia che ricade il giorno dell’Ascensione (21 maggio 2023). Il pane, simbolo dell’abbondanza, sarà lanciato sulla folla assieme a caramelle, confetti, vino, olio, olive e frutta secca dai vari carri dei “ceti” del paese: “i Pecorai”, “i Cavallari”, “i Viticoltori”, “i Burgisi”, “i Massari” e “il Comitato festeggiamenti”. Ma questa è un’altra storia su cui vi aggiorneremo prossimamente.