“Missione Mozia”: si rinnova il progetto sociale per gli scavi

Ghana, Costa d’Avorio, Iran, Mali, Pakistan e Guinea. Provengono da questi Paesi i giovani migranti – ospiti di alcuni centri accoglienza Sprar trapanesi – che collaboreranno nella nuova campagna scavi a Mozia, l’isola fenicia di Marsala.

Si rinnova così il progetto sociale per la “missione archeologica” nella Laguna dello Stagnone condotta dall’Università di Palermo, di concerto con la Soprintendenza di Trapani e l’Amministrazione Di Girolamo.

Una sinergia a beneficio della ricerca scientifica e con una connotazione sociale, tenuto conto che agli Enti istituzionali si affianca il Consorzio “Solidalia”, anch’esso partner del Protocollo d’Intesa che agevola l’integrazione nel territorio dei richiedenti asilo selezionati. Questi sono giovani maggiorenni (18/30anni), con un buon grado di istruzione (uno è pure laureato in Ingegneria meccanica) e qualcuno parla pure due lingue (oltre quella del Pese d’origine).

A Palazzo Municipale, il prof. Gioacchino Falsone (Ateneo palermitano) e l’archeologa Rossella Giglio (Soprintendenza) – che hanno illustrato il progetto – sono stati accolti dall’assessore Clara Ruggieri che ha avuto parole di apprezzamento per la nuova campagna scavi: “Il progetto consente ai giovani di colore di vivere un’importante esperienza formativa. Li vedo motivati ed entusiasti per questa attività lavorativa volontaria che, sono certa, li arricchirà sotto il profilo sociale e culturale”. Come hanno comunicato gli archeologi Falsone e Giglio, la campagna scavi nell’isola di San Pantaleo avrà la durata di circa 7 settimane (fino a metà del prossimo luglio), proseguendo i lavori dello scorso anno nella zona K (cd. “cappiddazzu”), luogo di ritrovamento della statua del “Giovanetto”.

Interessante il fatto, come hanno evidenziato Sabrina Accardo e Loredana Danese (Consorzio “Solidalia”) nel corso dell’incontro, la candidatura del progetto sociale “Missione Mozia” – che vede assieme archeologi, antropologi, ricercatori, laureandi, studenti e giovani migranti – al riconoscimento comunitario quale esperienza di “buona prassi” (best practice).

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