L’Anna Madre resta a Sfax, l’equipaggio rientra. La Tunisia chiede 69 mila euro di riscatto

L’equipaggio del peschereccio Anna Madre, da una settimana a Sfax dopo il sequestro ad opera delle autorità tunisine, non potrà fare ritorno in Italia perché “bloccato per motivi burocratici” nel paese maghrebino. L’hanno detto i familiari dei marinai che vivono a Mazara del Vallo. L’annuncio del loro ritorno, previsto in serata, era stato dato dall’armatore del peschereccio, Giampiero Giacalone.

 L’armatore dell’Anna Madre aveva detto: “Considerato che la vicenda è ancora in attesa di sviluppi, i marittimi hanno deciso di rientrare. Nell’attesa del dissequestro il peschereccio rimarrà al porto di Sfax”.  L’armatore appare molto amareggiato. Ha appreso anche che l’ammenda che la Commissione interministeriale tunisina ha comminato per il rilascio del motopesca non ammonta a 50 mila euro, ma a 69 mila.

“E’ dal documento in arabo che è stato consegnato al comandante dell’Anna Madre, Giacomo Giacalone – conclude l’armatore – che abbiamo capito qual è la somma richiesta. Nel documento si parla di 200 mila dinari, pari a 69 mila euro”.

Il peschereccio mazarese «Anna Madre», che appartiene alla società armatrice «Pesca giovane srl» di Mazara del Vallo, è stato sequestrato nella notte tra il 15 ed 16 settembre scorso da una motovedetta tunisina mentre si trovava in acque internazionali, a sud di Lampedusa. A bordo dell’imbarcazione erano saliti cinque militari tunisini armati che hanno rinchiuso in una cabina il comandante, Giacomo Giacalone,. Assunto il comando e invertito la rotta si si sono diretti al porto di Sfax,

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