L’aeroporto chiuderà per volontà di ignoti manovratori della scena politica-economica

L’aeroporto Trapani Birgi è destinato a chiudere, poiché sarebbe vittima di scellerate scelte di ignoti manovratori della scena politica-economica.

E’ questo in sintesi il messaggio venuto fuori dalla conferenza stampa organizzata dalla Lega per rilanciare lo scalo trapanese in  agonia da quasi 2 anni, e precisamente da quando Ryanair, stanca di un piano di co-marketing che funzionava a singhiozzo (dopo 2 anni non ha ancora avuto saldate le sue spettanze), decise di lasciare quella che era stata definita dalla stessa la propria base in Sicilia. Il resto è storia dei nostri giorni con i quasi un milione e mezzo di passeggeri  in transito all’anno persi.

A piantare il tarlo del “sospetto”, tra i presenti alla conferenza stampa di questa mattina, è stato Massimo Ombra, l’imprenditore marsalese, che in passato guidò l’Aeroporto verso il punto massimo di “splendore”, quasi 2 milioni di passeggeri l’anno in transito. Da buon oratore ha tracciato la storia degli ultimi anni di vita del Trapani Birgi, anticipando il tutto da un alone di  “sospetto”: forse non è un caso che l’Aeroporto di Trapani Birgi sta morendo. Non è normale che da due anni si attende la nomina del Direttore, come non è ammissibile che si faccia un bando –  “copiato” e si sbaglia clamorosamente; e ancora: come mai solo due compagnie aeree (Alitalia e Blue Air) si presentano per solo 3 tratte su 24 finanziate con 14 milioni di euro. E, dulcis in fundu, perchè la Regione Siciliana continua a pensare in grande (fusione tra Airgest e Gesap o addirittura tra tutti i gestori di aeroporti siciliani), quando non riesce a produrre nulla che possa impedire che oltre alla Summer 2019 (programmazione delle tratte aeree) si perda pure quella dell’anno successivo per forza di inerzia. E pensare che di opportunità per la “sopravvivenza” del Trapani Birgi vene sono per ben 11 milioni di euro non spesi.

Anche la nostra testata si è più volte posta gli stessi interrogativi senza trovare una valida risposta. Evidentemente c’è qual cosa che non quadra.

Niente di nuovo quindi dalla conferenza stampa! Lo si sospettava da tempo che il nulla, venutosi a originare dietro l’uscita di scena di Ryanair, non fosse casuale, tanto meno legato alla crisi economica. Forse attorno alla progressiva scomparsa dei voli, al fallimento di ogni azione di rilancio vi era un piano ben ordito e non solo l’incapacità gestionale-politica di chi avrebbe dovuto mantenere in buona salute l’Aeroporto. Prove a suffragare tale ipotesi di fantapolitica-economica non vi sono, ma ad alimentare i dubbi vi è l’evidenza dei fatti.

Il deputato regionale della Lega ed i suoi illustri ospiti, alla presenza del sindaco di Marsala, l’unico dei 24 comuni intervenuto, hanno voluto dare coraggio al territorio, stillare fiducia nella locale classe imprenditoriale affinché senta l’Aeroporto come una parte vitale e irrinunciabile per la sua crescita economica e sociale, una leva su sui riprogrammare il turismo e tutte le azioni, noj indifferenti, del vastissimo indotto. Fino a quando questo scalo non sarà ritenuto indispensabile agli attori del territorio (di questa terra) e si continuerà a passare la patata bollente fra mani “estranee” l’aeroporto di Trapani Birgi sarà destinato a scomparire.

Al di là: dei ricordi dei tempi fasti di chi amministrò l’aeroporto nel momento di massimo splendore (Ombra); degli incoraggiamenti di esponenti politici e del mondo economico imprenditoriale del nord a credere maggiormente sulle potenzialità inespresse del nostro territorio ed ai toni trionfalistici del nuovo che sopraggiunge nella politica (Lega); la conferenza stampa di oggi, seppure non ha sortito alcuna grande svolta nel rilancio del Vincenzo Florio di Trapani Birgi è servita quanto meno a schiarire le idee. Peccato che i deputati eletti in questa provincia,  i sindaci degli altri 23 comuni dell’ex Provincia di Trapani, la Camera di Commercio, e le Associazioni di Categoria non hanno sentito il dovere di portare il proprio contributo partecipando all’incontro e magari intervenendo sulla delicata questione.

Forse è proprio vero…. il rilancio del Vincenzo Florio di Trapani Birgi non interessa a nessuno perchè ignote forze politiche-economiche hanno già deciso per la sua chiusura.

di Alberto Di Paola

Questo il comunicato stampa ufficiale diffuso dopo la conferenza stampa

La Lega lancia il progetto di rilancio dell’aeroporto Vincenzo Florio per salvare l’economia del Trapanese. L’on. Gelarda: “Riqualificare le infrastrutture in Sicilia per vincere la sfida dello sviluppo. Birgi al collasso, ma anche treni lumaca e strade colabrodo: Musumeci non chiuda gli occhi di fronte a tutte queste mancanze”.

Da sinistra: Tommaso Dragotto, Salvatore Ombra, Igor Gelarda, Leonardo Tarantino, Andrea Cassani

“La Lega punta al rilancio dell’aeroporto di Birgi come sfida da vincere per avviare in Sicilia la riqualificazione di tutto il sistema delle infrastrutture”. 

Lo dice Igor Gelarda, responsabile regionale enti locali del partito guidato dal vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, lanciando a Marsala il progetto della Lega per l’aeroporto di Trapani. 

“Senza infrastrutture moderne e efficienti – aggiunge Gelarda – la Sicilia non sarà mai al passo con gli standard del Nord Italia e del resto d’Europa. Treni lumaca, strade colabrodo in ogni angolo dell’Isola: il presidente della Regione Nello Musumeci non chiuda gli occhi di fronte a tutte queste mancanze, che impediscono lo sviluppo economico e turistico di una terra bellissima ma abbandonata. La Lega si batterà in ogni sede istituzionale, dalla Regione a Bruxelles, per dare alla Sicilia infrastrutture, crescita e lavoro. Tutte cose – conclude Gelarda – che né la vecchia classe politica, né gli amministratori attuali hanno mai fatto”.

Ad illustrare tecnicamente il progetto per la rinascita di Birgi, davanti ad una folta platea radunata presso il complesso monumentale San Pietro, è Salvatore Ombra, ex presidente di Airgest, il manager che tra il 2007 ed il 2012 portò l’aeroporto a quasi 2 milioni di viaggiatori. 

“Birgi è un aeroporto praticamente in chiusura – esordisce Ombra . Nel 2007, quando lo presi in mano per rilanciarlo, aveva pochissimi passeggeri. Con Ryanair, l’ho portato da 300 mila a quasi 2 milioni di passeggeri, posizionandolo dal 29° al 17° posto della classifica dei 32 aeroporti importanti italiani. Cosa si può fare oggi per Birgi? Per prima cosa, ci vuole la volontà del territorio di salvare lo scalo. E non attraverso le visite più o meno istituzionali degli ultimi tempi, che non hanno portato a nulla di concreto. Quando parlo di volontà di salvare Birgi – precisa il manager – mi riferisco agli impegni economici presi e non mantenuti, proprio dal territorio, verso Ryanair. Mi risulta, infatti, che la compagnia irlandese vanti ancora arretrati per circa 500 mila euro dai comuni trapanesi per gli accordi di co-marketing. Siamo realisti: Ryanair può essere sempre interessata a volare sul Trapanese, ma prima gli si saldino i debiti. Solo allora potrà partire una trattativa seria con la Regione”. 

Messo a posto il passato, Ombra traccia la nuova strada per lo sviluppo del Vincenzo Florio: “Bisognerà contattare le compagnie aeree, quelle che hanno manifestato il maggiore interesse, con in testa comunque sempre Ryanair, per convincerle sulla bontà di un progetto di rilancio messo a punto insieme ai comuni per dare vita ad un’azione di sviluppo che abbracci tutta la provincia di Trapani. Sia chiaro: se non diamo una prospettiva ampia di sviluppo a Birgi, nessuna compagnia aerea investirà sul Trapanese. In questa direzione, in primis dovrà fare la sua parte proprio l’aeroporto, in qualità di soggetto che gestisce l’entrata e l’uscita dei passeggeri, mentre dall’altra parte ci dovrà essere il territorio disponibile ad accogliere i visitatori”. 

Ombra conclude dando una visione di futuro per Birgi, come per tutto il comparto aeroportuale siciliano. “Sono convinto che il modello vincente oggi siano i sistemi aeroportuali che consentono di gestire le rotte su un determinato territorio. Non credo alle fusioni delle società aeroportuali, come avviene al momento a Trapani e Palermo. E non ritengo che Birgi oggi abbia bisogno di una nuova compagnia, basta attrarre quelle già esistenti in Europa. Studi inoltre rivelano che gli aeroporti in Sicilia potrebbero assorbire ancora 21 milioni di passeggeri. L’Irlanda, per fare un paragone, ne gestisce 30 milioni. Ecco, noi siamo ben lontani da questa cifre. E non c’è più tempo da perdere. Se vogliamo davvero salvare Birgi – conclude Ombra – entro 18 mesi al massimo dovremo dargli un sistema di gestione che gli consenta di puntare a 3 milioni di passeggeri. O sarà la fine”.

All’incontro, al quale ha presenziato il sindaco di Marsala, Alberto Di Girolamo, sono intervenuti il deputato della Lega Leonardo Tarantino, componente della commissione Finanze, Andrea Cassani, sindaco leghista di Gallarate, comune che con lo scalo di Malpensa ha vissuto e vive momenti complessi, simili se non più drammatici di quelli di Birgi, e Tommaso Dragotto, imprenditore siciliano alla guida della Sicily by car, società di autonoleggio presente negli aeroporti di tutta Italia.

“Per Birgi come per tutta la Sicilia – dice Tarantino – il turismo è la chiave di volta per creare ricchezza e lavoro. In questa direzione, l’Isola non può prescindere da una rete aeroportuale adeguata. Dove volano i passeggeri non lo decide la politica, ma l’attrattività di un territorio. La politica crea sinergie fra il tessuto economico locale e l’aeroporto. Sono stato sindaco di Samarate, un comune poco distante da Milano, che qualche anno fa ha visto uno scalo importante come Malpensa messo in ginocchio dall’addio di Alitalia a favore di Fiumicino. L’aeroporto ha saputo rialzarsi e tornare a correre. È il mio auspicio per Birgi – conclude Tarantino – e per tutta la provincia di Trapani”.

“Gli aeroporti sono una risorsa fondamentale per i territori – dice Cassani – e ogni territorio deve spendersi per salvaguardare i propri scali: a Milano come a Trapani. L’aeroporto di Malpensa, nel 2017, contava 539 attività produttive con oltre 19 mila lavoratori. A Gallarate, invece, comune con 53 mila abitanti, la ricaduta occupazione era di quasi 1.600 occupati, 300 dei quali impiegati direttamente in Sea, la società aeroporti milanesi. In passato, si stimavano mille occupati tra aeroporto e indotto per ogni milione di passeggeri. Numeri oggi inferiori con i voli low cost. Ma a Birgi – conclude Cassani – grazie al turismo si potrebbe creare un indotto di occupati molto superiore a mille occupati per milione di passeggeri”.

“Lo scalo di Birgi deve essere gestito dai privati – dice Dragotto – altrimenti potrebbe non avere scampo. E non sono d’accordo con il presidente Musumeci che parla di un accordo con Palermo. Birgi dentro Gesap: ma come si fa a pensare una cosa del genere? Un aeroporto in salute come il Falcone e Borsellino insieme ad uno scalo praticamente in default come il Vincenzo Florio. Non è una scelta praticabile. La politica crei piuttosto le condizioni per rendere appetibile il territorio – conclude Dragotto – promuovendo accordi per rendere economicamente conveniente visitate la provincia di Trapani atterrando a Birgi”.

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