Totò Cuffaro vince premio letterario. Il ricavato agli studenti disagiati

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L’ex presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro, ha vinto il Premio letterario nazionale “Lettere d’amore dal carcere” con il suo ultimo libro

L’ex presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro, ha vinto il Premio letterario nazionale “Lettere d’amore dal carcere” con il suo ultimo libro “Lettera alla Misericordia”. L’ex presidente, apprezzato scrittore e autore di due libri scritti durante la sua reclusione, devolverà il premio all’associazione di Rebibbia onlus ”Libertà di studiare”, che aiuta gli studenti di giurisprudenza indigenti a proseguire gli studi.

Cuffaro, condannato a sette anni di carcere per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra, sta finendo di scontare la pena definitiva. Tra un paio di settimane tornerà in libertà.

ttore e autore di due libri scritti durante la sua reclusione, devolverà il premio all’associazione di Rebibbia onlus ”Libertà di studiare”, che aiuta gli studenti di giurisprudenza indigenti a proseguire gli studi.

Cuffaro, condannato a sette anni di carcere per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra, sta finendo di scontare la pena definitiva. Tra un paio di settimane tornerà in libertà.

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    Gianfranco Becchina 8 anni

    Mi arrendo, restando, beninteso, sulla mia posizione: impossibile per me contestare una ‘cuffarite’ così appassionata.
    Dato che ci conosciamo, penso che avremo occasione di incontrarci.
    Ancora vivissimi complimenti per il suo ammirevole foglio.

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      Egregio Signor Gianfranco, lei sicuramente non si ricorderà più di me, ebbene 18 anni fa, quando avevo lanciato in questa provincia un giornale cartaceo “Reporter”, venni a trovarla in azienda assieme all’amico comune avvocato Martino. La buonanima ci presentò ed io la intervistai al ritorno di una sua missione negli Stati Uniti, Lei mi racconto che il suo Olio Verde era entrato nella cambusa della Casa Bianca ed allietava i palati dei commensali del Presidente degli Stati Uniti. Una seconda volta ci siamo rivisti in una delle serate di mecenatismo che lei organizzava a Villa Pignatelli; e, in quell’occasione le assicuro che fui invitato proprio dai un folto gruppo di suoi ospiti “cuffariani”, tanto per dirle che gira che ti rigira il mondo è piccolo e bene o male ci conosciamo un po tutti!

      Comunque la ringrazio per gli apprezzamenti che rivolge al mio “foglio”, a me tanto caro perchè dedico “gratuitamente” gran parte della mia esistenza di giornalista disoccupato, ma orgoglioso di non essersi piegato al padrone di turno!

      Ritornando alle precedenti lettere, a cui ho risposto con “passione”, la stessa che può usare un uomo che crede nell’amico “caduto in disgrazia” le debbo dire che per certi versi Lei ha ragione a condannare il “cuffarismo”, CHE NON E’ FINITO, ma non condivido chi si scaglia contro l’uomo Cuffaro, la prima “vittima” del sistema, e l’unica che ha forse pagato con il carcere, di un sistema politico che ha fatto comodo a tutti, destra, sinistra, centro, rivoluzionari…. Chi le scrive, da questo sistema viziato, ha avuto preclusa ogni futuro, ha perso il proprio lavoro ed ha ricevuto solo odio e disprezzo da lacchè e portaborse, dipendenti, funzionari, dirigenti, direttori “megagalattici” della Regione e dei “politici” che facevano parte della “corte di Totò”. Gente senza dignità che si è riciclata pur di continuare a cavalcare l’onda. La stessa classe politica-amministrativa e dirigenziale che all’indomani della “disgrazia” capitata a Cuffaro si sono prostrati ai piedi del nuovo padrone: di Raffaele Lombardo prima, di Rosario Crocetta dopo, e domani di chiunque arriverà. Non dimenticherò mai “le minacce” travisate dal buon consiglio “dell’amico” di turno che, subito dopo una delle interviste più belle rilasciate dall’ex Governatore della Sicilia, scandalizzato mi ammonì: “Hai intervistato a Totò Cuffaro? Allora non vuoi più lavorare per la Regione… cancella tutto e scusati per quello che hai fatto. Era il primo Vinitaly di Totò Cuffaro presente nella qualità di imprenditore (o meglio da marito di una imprenditrice vitivinicola). Ricordo che la corsia dove era allocato lo stand dell’Azienda Agricola Chiarelli sembrava colpita dalla “peste” nessuno dei “siciliani in fiera” l’attraversava. E pensare che fino a qualche mese prima quando di muoveva Cuffaro centinaia di persone lo seguiva e lo stringevano in caloroso abbraccio, tanto stretto da far mancare l’aria. Quel vinitaly nessuno lo aveva notato, anzi un assordante passaparola indicava dove si trovava lo stand, “dell’appestato”, ma nessuno si avvicinava. Io, con la mia troupe televisiva, lo intervistai, come avevo fatto decine di volte. E fu la fine della mia carriera, le porte dell’Assessorato all’Agricoltura si chiusero, un anno intero di lavoro di Consulente per la Comunicazione, non mi venne mai pagato, non recuperai nemmeno le spese vive. E, come di aveva detto quel dipendente al Vinitaly, subito dopo l’intervista, si verificò. Nessuno può immaginare quanto sia dura ed inesorabile la vendetta di gente che è abituata a giocare con il destino degli altri. Io, l’ho conosciuta a mie spese, ma non sono pentito di aver fatto il mio dovere di giornalista.

      Ebbene condivido pienamente il suo pensiero e mi limito solo a difendere Totò Cuffaro, un amico “caduto in disgrazia”, proprio come me. Purtroppo, caro Gianfranco, Lei, i suoi insuperabili collaboratori che danno vita all’eccellente “Olio Verde”, io con il mio modestissimo lavoro di giornalista di “frontiera”, e tanti altri che la pensano come noi, siamo solo una goccia d’acqua in un oceano d’ignoranza e d’indifferenza. Il “Cuffarimo” divenuto “Lombardismo”, “Crocettismo” o “pingopallismo” domani vive e minacciano le sorti della nostra Isola. I mali della Sicilia sono frutto dei siciliani che non avendo mai apprezzato la libertà conquistata, hanno sempre preferito nascondersi dietro il mantello del signore di turno…. Basta con l’omertà, le riverenze, gli inchini, con la tacita sottomissione verso gente che ci succhia il sangue, ci fa vivere al limite della povertà e ci conteggia come se fossimo pecore al macello al momento del voto. Siamo uomini… o pecoroni? Questo è il dilemma di noi siciliani. Chissà quante altre generazioni dovranno passare prima che la sana ed onesta gente – che in Sicilia è nettamente la maggioranza – prenda le redini dell’Isola per amministrarla con onestà, sagacia e spirito di sacrificio. Questi valori, geneticamente sono nel DNA di ogni siciliano, perchè quando nel resto d’Italia le popolazioni indossavano i caschi con le corna nei teatri dell’Isola si portavano in scena i grandi classici e nelle agorà si amministravano le città con principi democratici. E, allora, signori un po di dignità, tiriamo fuori il meglio di noi

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    Gianfranco Becchina 8 anni

    Sono curioso di leggere come si autoincensa uno dei principali protagonisti della nostra politica corrotta. Lo rivedremo presto, indaffarato a ravvivare le clientele a lui tanto care in nome della rottamazione definitiva della Sicilia.

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      Il nostro giornale è libero e pluralista e come tale accetta e pubblica integralmente i commenti. Signor Gianfranco Becchina “errare humanum est” e Cuffaro, più di ogni altro italiano, se è vero che ha sbagliato ha sicuramente scontato, più di chiunque altro politico con il carcere, senza sconti e senza favoritismo. Se poi lei si riferisce ai suoi errori…. ne ha commessi più di valutazione, delle persone di cui si circondava, che di interessi personali o illecito arricchimento. Per mio giudizio personale Totò Cuffaro è stato e rimane il migliore Presidente che questa terra abbia mai avuto. Se oggi agroalimentare, vino ed olio, tanto per citare i campi in cui lei naviga, sono vanto nel mondo, lo si deve anche e soprattutto a Cuffaro che da Assessore prima e da Presidente dopo ha fatto tremare l’economia mondiale portando sui mercati, attraverso le fiere, contadini, allevatori, artigiani i cui prodotti hanno conquistato, oggi, il pianeta. E tutto avveniva una ventina di anni fa con tanto pluralismo. Ho conosciuto gente che non aveva neanche il denaro per andare in fiera e oggi i loro prodotti vengono venduti ovunque, per non parlare delle aziende agro alimentari siciliane che erano allocate in tuguri, oggi risiedono in moderni e funzionali capannoni industriali. Ebbene Signor Gianfranco Becchina, Totò Cuffaro ha sicuramente sbagliato, ma nessuno potrà mai dire che è l’artefice della rottamazione della Sicilia. A questa, lavorano e stanno lavorando, tanti altri personaggi

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        Gianfranco Becchina 8 anni

        Penso innanzitutto, egregio Direttore, che la replica al mio commento sia opera sua. E la ringrazio, quindi, per questo e per l’apertura veramente lodevole del suo giornale dal quale molti nel mondo mediatico dovrebbero trarre esempio.
        In quanto a Cuffaro, non ho nulla da ribattere alla citazione latina che lei mi propone. E vado anche al di là: mi è dispiaciuto che fosse finito sotto processo in quanto, per una questione di decenza, non appartenendo ai fautori del principio che allo zoppo si debba rompere l’altra gamba, ho dovuto interrompere le mie esternazioni, non proprio tenere sul personaggio, iniziate in periodo non sospetto: già quando da assessore all’agricoltura era sulla cresta dell’onda.
        In quanto al resto, mi dispiace dover dissentire dall’apoteosi che lei fa del Cuffaro politico, promotore della Sicilia agricola. Se lei volesse andare alla ricerca di riscontri sul suo attivismo in giro per il mondo, noterebbe l’assordante silenzio della stampa estera, specializzata o meno, sulle spedizioni – non è dato sapere quanto dispendiose – della solita numerosa truppa spesata di tutto. Sottolineo che mi riferisco alla stampa specializzata e non alle sperticate lodi del Giornale di Sicilia che, in questo caso, non possono far testo.
        A me sembra, comunque, che in mancanza dei dati statistici (sempre più misteriosi) relativi ad incremento produttivo ed export, comparabili a quelli dell’agricoltura italiana nel suo complesso, non c’è alcuna possibilità di valutare gli eventuali miracoli che lei cita. Il fatto, però, che il mondo agricolo boccheggi sempre più, non prelude a grande ottimismo. Ancor meno lo giustifica lo stillicidio di colture abbandonate (uliveti e agrumeti) sin dai tempi di Cuffaro.
        Mi consenta ancora di dirle che, or sono oltre vent’anni, nessuno si era ancora preoccupato di far conoscere al mondo l’olio della Sicilia, e della nostra Valle del Belice in particolare, come era giusto che fosse. Ho provveduto personalmente e con i miei mezzi; Olio Verde è stato presentato a Parigi, apprezzato oltre ogni aspettativa, sempre più recensito (gratuitamente!) da tutte le prestigiose testate specializzate del mondo, passando per i grandi quotidiani europei e degli Stati Uniti; premiato a più riprese nella prestigiosa manifestazione Fancy Food Show che l’ha gratificato dell’Oscar per il miglior condimento (riconoscimento mai prima di allora assegnato ad un olio). In cambio, dalla Regione Sicilia, regnante Cuffaro, ho solo ricevuto impedimenti pretestuosi di ogni sorta. Senza contare lo sfacciato tentativo del fu assessore di attribuirsi i miei successi. Ed altre amenità che ci porterebbero lontano.
        Per finire, non ho mai fatto accenno ad “illecito arricchimento”: il Nostro si gratificava con la valanga di consensi … che è tutto dire.

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        Gentilissimo Gianfranco, seppure non è mia abitudine vestire i panni dell’avvocato difensore, torno a risponderle con piacere, anche perchè ci conosciamo personalmente, conosco e apprezzo la sua storia di imprenditore “selfman” . Non essendo mia intenzione farle cambiare idea su Totò Cuffaro e, tanto meno nessuno mi paga per farlo, da giornalista di questa terra – e da persona che si onora di averlo conosciuto – le devo dire che prima dell’era dell’Assessorato Cuffaro la nostra agricoltura oltre ad essere messa male, a non disporre di adeguati opifici, non era conosciuta, riconosciuta per qualità e tanto meno apprezzata. Non sarà stato merito di Cuffaro ma nessuno può dire il contrario. Quando sul finire degli annì ’90 il mondo intero si accorse del vino siciliano, e subito dopo dell’olio extravergine siciliano e così poi, a rimorchio, “eccellenza! dopo “eccellenza” degli altri prodotti di qualità di un invidiabile paniere agroalimentare.
        Apprezzo, allo stesso tempo, quello che lei ha fatto per la sua azienda olearia, e che magari lo ha fatto con i propri mezzi economici perchè poteva permetterselo…. ma si metta per un pò nei panni di tutti quei produttori siciliani che 20 anni fa non erano mai usciti dal confine della propria azienda e che hanno scoperto, grazie alle attività di promozione di Totò Cuffaro, che esisteva un mondo a cui vendere il vino, l’olio, le olive da mensa, i formaggi, del pane, le conserve, l’origano, il sale, la marmellata…. e persino il cioccolato ed il panettone (che di tipicità siciliana hanno ben poco). E’ nato in quegli anni un grande interesse per l’agroalimentare siciliano, colto al volo dalle aziende più lungimiranti (che si stanno consolidando sui mercati internazionali) un pò meno dai soliti “furbi” di turno (messi al bando per la poca professionalità) ed ignorati da chi pensava che il mondo finisse dietro casa (che non ha mai fatto nulla per crescere ed espandersi).
        Ebbene, Egregio Signor Gianfranco, Cuffaro ha fatto tanto, tantissimo per l’agricoltura siciliana e non ha colpe se poi chi lo ha sostituito ha frenato, fino a bloccare, il comparto agricolo. Sono d’accordo con Lei che Cuffaro ha commesso degli errori… “chi non ha mai sbagliato!”. A differenza di molti altri, proprio per i suoi errori di valutazione, l’essersi circondato di gente che ha fatto e disfatto a suo nome, sta pagando duramente, con carcere (scontando fino all’ultimo giorno la pena inflittagli) e con la gogna a cui viene sottoposto dal qualunquismo della gente comune (che in lui ha trovato un capro espiatorio per ogni malefatta) e da quanti (a migliaia) lo cercavano, gli correvano dietro e lo baciavano.
        Ricordo, con vivo piacere, che quando Cuffaro era in auge l’Assessorato all’Agricoltura era un porto di mare, le gente entrava ed usciva dagli uffici, si interfacciava con i dirigenti; gli uffici erano pieni, c’era vitalità! Provi ora, sempreché la facciano entrare, a dare uno sguardo dentro i due “casermoni” di via Regione Siciliana… uno squallore totale. Per non parlare poi della “canalizzazione” dei fondi per l’agricoltura basati su bandi e regolamenti che privilegiano in maniera vergognosa i grossi imprenditori; sembra esserci una vera e propria linea guida affinchè si foraggino sempre i soliti “fortunati”. E potrei ancora continuare, ma non è mia intenzione farle cambiare idea su Totò Cuffaro, ho fin troppo rispetto per l’intelligenza e la libertà altrui. Volevo solo sottolineare che, aldilà degli errori del Cuffaro uomo, come Presidente non è stato sicuramente il peggiore, c’è di molto peggio in giro. E lo asserisco con cognizione di causa.
        Per la Sicilia che vuole crescere ed uscire fuori dai vecchi stereotipi – sono convinto – di Uomini come Cuffaro ce ne vorrebbero uno al vertice di ogni Ente Pubblico. Meglio chi sbaglia, nel tentativo di voler far crescere la propria terra, di chi non ha mai sbagliato, perche nella sua vita si è sempre tirato indietro per non assumersi le proprie responsabilità

        Alberto Di Paola

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