Tassa addizionale, Ryanair intende lasciare l’aeroporto di Trapani
Braccio di ferro tra la Regione Siciliana e la Ryanair che annuncia di voler lasciare la Sicilia se non viene cancellata la tassa addizionale di 6,50 euro a persona.
La storia degli ultimi anni dell’aviazione civile è lastricata da operazioni al limite della legalità. Il Trapani Birgi, come tutti gli altri scali siciliani serviti da Ryanair, è nuovamente in “pericolo”, teatro dell’assurdo tra “ricatti” e speculazioni. E’ nuovamente di scena l’ennesima tragicommedia dei cieli, con le compagnia aeree principale dello scalo trapanese che detta legge e, senza scrupoli, “minaccia” di spostare gli aerei altrove se non vengono esaudite le loro richieste economiche. Protagonista di questo nuovo dramma per la popolazione residente dramma è Ryanair, la compagnia low-cost più grande d’Europa, che ha messo sotto scacco la Regione Sicilia.
Il CEO di Ryanair, Eddie Wilson, ha fatto sapere che la sua azienda farà le valigie e sposterà i voli in altre regioni o addirittura all’estero, a meno che non venga cancellata la tassa addizionale di 6,5 euro per passeggero applicata negli aeroporti siciliani. “Non è un ricatto,” dice Wilson, ma a chi vuol darla a bere? Questo ennesimo “aut aut” non è che l’ultimo di una lunga serie di minacce e richieste che sembrano uscite da un copione ben rodato.
E mentre Ryanair si pavoneggia, Aeroitalia si fa sentire: “Wilson dice che siamo troppo piccoli, ma con 16 aerei in Sicilia abbiamo trasportato oltre un milione di passeggeri, togliendoli a Ryanair nonostante facciano dumping,” tuona Gaetano Intrieri, amministratore delegato di Aeroitalia.
Nel frattempo, il governo siciliano è chiamato a trovare una soluzione. Il presidente Renato Schifani dovrà volare a Roma non per chiedere sconti a Ryanair, ma per discutere con Salvini, Urso e l’Enac un piano voli a lungo termine che aumenti i voli durante le festività e nei giorni critici.
La prassi è sempre la stessa: quando si avvicinano le festività o i lunghi weekend, ecco che i prezzi dei voli schizzano alle stelle, passando da 14,99 euro a oltre 150 euro nel giro di pochi giorni. E il piano regionale di rimborsi per i voli troppo costosi? Un fallimento totale, che non fa altro che peggiorare la situazione.
Alfio La Rosa, presidente di Federconsumatori Sicilia, non usa mezzi termini: “Ogni anno Ryanair mette in atto la stessa strategia, facendo richieste economiche con la minaccia di spostare gli aerei altrove. Ma questo non significa che abbiano ragione e possano ricattare impunemente i siciliani”.
Il vero problema, però, resta l’utente finale, che si trova a pagare il prezzo di queste schermaglie. Non solo i voli sono spesso finanziati con fondi pubblici per mantenere calmierati i prezzi dei biglietti, ma le compagnie aeree speculano spudoratamente, decuplicando i costi dei voli nei periodi di punta.
E così, tra ricatti e speculazioni, la situazione dei trasporti aerei in Sicilia continua a rimanere precaria, con i consumatori che chiedono a gran voce soluzioni strutturali per garantire tariffe eque e un miglior servizio. La battaglia è ancora aperta, e l’esigenza di un cambiamento legislativo è sempre più impellente. Finché le compagnie aeree continueranno a dettare legge, la scia di disagi per i passeggeri rischia di allungarsi inesorabilmente.