Il sindaco è responsabile della mancata approvazione del bilancio: va a casa assieme al Consiglio Comunale. Cambia la legge

sindaciA rischio di decadere i sindaci che non hanno approvato il bilancio nei termini previsti dalla legge. La notizia ha dell’eclatante visto che le amministrazioni comunali hanno l’abitudine di amministrare in dodicesimi e di recarsi in consiglio comunale con un bilancio di previsione già speso e l’arroganza di chiederne l’immediata approvazione, pena lo scioglimento del Massimo Consesso Civico. Una sorta di tacito ricatto di sindaco e giunta municipale nei confronti dei consiglieri comunali. Era sovente accadere, infatti, che gli strumenti finanziari venissero portati all’attenzione del Consiglio Comunale a pochi giorni dalla scadenza e, con termini perentori, si “intimasse” l’immediata approvazione. Del resto la legge stabiliva  che l’Assessorato Regionale agli Enti Locali avviava le procedure di scioglimento dei Massimi Consessi Civici che non avrebbero approvato il bilancio entro i termini previsti dalla legge.

Invece così non è proprio così; l’art. 5, comma 1 della legge regionale 11 agosto 2016 n. 17 recante “Disposizioni in materia di elezione del sindaco e del consiglio comunali e di cessazione degli organi comunali. Modifica di norme in materia di organi di revisione economico – finanziaria degli enti locali e di status degli amministratori” prevede che a decadere siano sia il Sindaco con tutta la sua Giunta Municipale quanto il Consiglio Comunale. Detta legge ha, infatti, introdotto una modifica dell’art. 11 della L. r. 35/97, in base alla quale “la cessazione del consiglio comunale per qualunque altra causa comporta la decadenza del sindaco e della rispettiva giunta e la nomina di un commissario”.

Secondo la nuova norma, infatti, se il bilancio comunale non verrà approvato secondo i termini stabiliti dalla legge, ad andare a casa non saranno solamente i consiglieri comunali in carica, bensì anche il sindaco e la giunta della città. La circolare dell’Assessorato Regionale delle Autonomie Locali ( prot, n. 13571 del 16 settembre 2016) ha infatti precisato che, in virtù delle nuove norme entrate in vigore nei giorni scorsi, la cessazione anticipata per “qualunque causa”, tra cui rientra la mancata approvazione del bilancio di previsione, comporterà non solo lo scioglimento del consiglio comunale ma anche la cessazione anticipata della carica del Sindaco e della Giunta”.

In questo modo viene meno il potere esercitato dal sindaco sul Consiglio Comunale. Tale aspetto non sembra essere particolarmente piaciuto al Consiglio Regionale dell’Anci Sicilia che, riunitosi ieri a Villa Niscemi, ha deciso che, non appena vi saranno le condizioni giuridiche, avvierà azioni legali a sostegno dei comuni che proporranno il ricorso al Tar sull’art. 5, comma 1 della legge regionale 11 agosto 2016 n. 17. “E’ necessario contrastare – hanno dichiarato Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario generale di Anci Sicilia – una impostazione che rischia di mettere sotto scacco circa 250 amministratori dell’Isola, ovvero tutti quelli che non hanno approvato il Bilancio di Previsione 2016.

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