Sette siti archeologici siciliani nei primi 37 dell’elenco delle località turistiche più visitate
Sono ben sette i siti archeologici dell’Isola che si collocano nei primi trentasette posti delle destinazioni più frequentate da visitatori e turisti in Italia.
Siti archeologici siciliani, quasi dimenticati, fuori elenchi ufficiali, anche se visitati da centinaia di migliaia di visitatori ogni anno. Ben 7 di questi sono fra i primi 37 più visitati d’Italia ma non era dato sapere. Numeri che “oscurano” beni culturali altisonanti, blasonati, del calibro del Museo Egizio e della Venaria Reale di Torino, della Reggia di Caserta e di Villa Adriana e Villa D’Este a Tivoli.
I dati sono stati diffusi dal dipartimento regionale dei Beni culturali, guidato da Sergio Alessandro, dopo che il ministero dei Beni culturali, nei giorni scorsi, nello stilare la graduatoria nazionale non aveva inserito gli analoghi luoghi siciliani della cultura. Una “dimenticanza” dovuta all’autonomia che la Regione ha in materia. Come si fa a dimenticare siti come: il Parco archeologico della Valle dei Templi di Agrigento, che nel 2019 ha superato i 940mila visitatori, e il Teatro Antico di Taormina, di poco sotto agli 890mila ingressi, risultano a ridosso del Colosseo a Roma, degli Uffizi a Firenze e del Parco a Pompei.
Anche il Parco archeologico della Neapolis di Siracusa, che si colloca con quasi 700mila visitatori prima del Museo archeologico di Napoli, della Galleria Borghese di Roma, del Parco archeologico di Paestum, della Pinacoteca di Brera e dei Musei Reali di Torino, vede un suo momento di grande rinascita grazie anche ai recenti provvedimenti messi in atto dal governo regionale che ha riordinato il sistema dei Parchi archeologici. Al top anche la Villa del Casale di Piazza Armerina, i Parchi di Segesta e Selinunte e il Chiostro di Monreale.
«I beni culturali siciliani e i luoghi di fruizione come i Parchi archeologici, i musei, le Gallerie, le biblioteche – evidenzia il presidente della Regione Nello Musumeci – costituiscono un bene comune da preservare e valorizzare. Certamente sono luoghi che devono attrarre turismo e creare un circuito produttivo e occupazionale, ma nel contempo devono essere parte integrante del territorio, della sua identità e generare crescita civile della nostra comunità. Lo sforzo che il mio governo sta compiendo, con attenzione, investimenti, eventi di valorizzazione, va in questa direzione. I primi risultati ci sono, ma debbono moltiplicarsi anche in termini di visitatori. Gli incassi ottenuti nell’ultimo anno mi fanno ben sperare e non appena i Parchi entreranno a regime e avremo fatto un restyling dei musei, che stiamo programmando, si vedranno gli effetti».
Nella classifica figura anche il Parco della Villa del Casale di Piazza Armerina che, nonostante le difficoltà dovute alla viabilità per i mezzi turistici che devono raggiungere il sito, sta mettendo in atto una serie di eventi per l’incremento delle visite. La Villa romana tardo-imperiale sarà visitabile, ad esempio, in notturno a partire dalla prossima primavera con iniziative collaterali che arricchiranno l’offerta turistica. Il Parco di Segesta e il Chiostro di Santa Maria La Nuova di Monreale seguono con circa 300mila visitatori attestandosi in una posizione di rilievo nella classifica davanti al Palazzo Reale di Napoli, la Galleria Nazionale delle Marche di Urbino e le Terme di Caracalla a Roma.
Anche il Parco archeologico di Selinunte, anch’esso inserito nel nuovo sistema dei Parchi regionali, con 230mila visitatori, è nel gruppo dei siti più visitati d’Italia. La Sicilia quindi si inserisce a buon diritto nel novero dei siti della cultura italiani, contribuendo al processo di sviluppo della Nazione che certamente deve passare attraverso la crescita legata alla bellezza e al pregio delle nostre testimonianze storico-artistiche.
«Sarà anche decisiva – aggiunge il governatore – un’estensione dei servizi aggiuntivi e integrati (caffetterie, ristoranti, bookshop, biglietterie online) perché ritengo la partnership con i privati qualificati un carta vincente nella sfida alta che stiamo affrontando. Intanto, una migliore comunicazione renderà giustizia a qualità e anche ai numeri dei beni culturali siciliani che, come si può notare nel raffronto con quelli del resto d’Italia, non sfigurano e anzi conquistano le prime posizioni nel contesto nazionale».