Renzi “spirtusa u mari” di Pantelleria e delle Tremiti. Vergogna!

piattaforme-trivelle-trapani-u-mari-nun-si-spirtusa-greenpeace-in-azione-per-denunciare-rischio-trivelle-nel-canale-di-siciliaVergogna per una manciata di spiccioli il Premier Matteo Renzi “svende” al miglior offerente quei pochi galloni di petrolio che risiedono sotto i nostri mari e mette a repentaglio l’intero ecosistema. Quella che Greenpeace annunciano da tempo come una grave minaccia che incombe sul mare del Canale di Sicilia, sta diventando un brutto incubo: la corsa al petrolio è iniziata. L’estrazione dell’oro nero porterà profitti solo alle compagnie petrolifere mentre rappresenta un rischio inaccettabile per l’ambiente, l’economia e il benessere delle comunità costiere.

“Neanche nel più improvvisato mercatino rionale si gioca sotto le bancarelle alle tre carte come gioca ilgoverno Renzi con le trivellazioni. Per evitare il referendum – esolo per questo – promosso dalle Regioni sull’art. 38 delloSblocca Italia di due anni fa, il governo il 23 dicembre fa approvare una norma di modifica che ripristina il molto piu’restrittivo decreto legislativo del 2010 del governo Berlusconi”.

Lo afferma in una nota il senatore Antonio d’Ali’, vicepresidente del gruppo di Forza Italia a Palazzo Madama. “E se ne vanta! Ma, guarda caso, il giorno prima, il 22 dicembre lo stesso governo rilascia il decreto di concessione per nuove ricerche in prossimità delle isole Tremiti e di Pantelleria ed
incassa il rispettivo ‘canone’ di euro 2.000 (duemila)! Si’, proprio duemila – aggiunge -. Menzogna e vergogna che io denuncio da anni! Ora molti si sono destati, compresi importanti pezzi del PD, ma mentre il presidente Emiliano protesta (e lo ha sempre fatto), il connivente presidente Crocetta tace.

Speriamo che finalmente qualcosa si muova. Non basta gridare pero’ allo scandalo, bisogna agire, fermare coloro che continuano a firmare per trenta denari atti di morte della nostra prima risorsa: il mare. Ed il sindaco di Pantelleria, amico e garante per Crocetta, abbia il pudore di tacere”, conclude D’Ali’.

I petrolieri hanno messo nel loro mirino alcune delle aree marine di maggior pregio del nostro Mediterraneo. Recenti decreti autorizzativi hanno spalancato agli airgun e alle trivelle le porte dell’Adriatico, dello Ionio e del Canale di Sicilia. Intanto richieste di ricerca di idrocarburi interessano anche i mari della Sardegna. I dati parlano chiaro. A fronte dei quantitativi risibili di petrolio e gas presenti sotto i nostri fondali – che equivalgono solo a pochi mesi di consumi nazionali – e delle royalties più basse d’Europa, il settore della pesca potrebbe subire una pesante contrazione, con una riduzione potenziale delle catture di numerose specie ittiche commerciali fino al 70 per cento. Tecniche come gli airgun, inoltre, possono causare danni diretti o indiretti a specie marine come cetacei, tartarughe, pesci, molluschi e crostacei. Un gioco che non vale assolutamente la candela. E’ giunta l’ora che ogni italiano che si sente penalizzato da questa assurda corsa all’oro nero del Mediterraneo dica fermamente no e si renda autore o partecipe ad iniziative atte fermare le trivelle!

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