Operazione antimafia “Visir”, la cosca di Marsala aveva organizzato un paio di omicidi e un agguato in autostrada

I boss progettavano due omicidi. “Ora a quello gli facciamo la pelliccia”. Le intercettazioni dei Carabinieri svelano i piani di morte contro un commerciante ortofrutticolo e un’altra persona rimasta non identificata. A quest’ultima azione dovevano partecipare anche due palermitani

Spietati, spregiudicati e in possesso di armi che erano pronti a utilizzare. Dicevano di “voler fare la pelliccia” a un commerciante di frutta. Esibivano il loro passato criminale e la confidenza con l’uso di pistole e fucili. La famiglia mafiosa di Marsala aveva in programma almeno due omicidi, più l’organizzazione di una spedizione armata in autostrada. Questo è scritto nel decreto di fermo a carico dei 14 fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro, arrestati la notte scorsa. 456 pagine per riepilogare gli affari, le gerarchie e gli attriti nella decina di Petrosino-Strasatti, un’appendice territoriale della cosca di Marsala.

Le intercettazioni tra alcuni affiliati parlano chiaro, puntando i riflettori sui progetti di violenza del clan. “Gli volevano fare la pelliccia”, dice il 23 aprile 2015 il 26enne Alessandro D’Aguanno al padre Vincenzo, entrambi fermati ieri notte. Parlano del piano per eliminare un commerciante di frutta. “Le ultime battute del dialogo tra padre e figlio – si legge nel decreto – ribadivano ulteriormente che era Vincenzo Rallo (un altro dei fermati, ndr) titolare del potere decisionale e che gli esecutori materiali designati a portare a termine l’omicidio erano u picuraru, quello mezzo handicappato e u picuraru l’altro”. Il piano sfuma per la sbadataggine di uno dei killer che, ubriaco al night, si fa sfuggire qualche parola di troppo. Fino a far avvertire la vittima.

Un’altra esecuzione era fissata il 23 maggio 2015. Ne parlano Vincenzo D’Aguanno e Michele Lombardo, intercettati. Il linguaggio è inequivocabile: “Compà, ti raccomando, questo è un omicidio”. D’Aguanno e Lombardo avrebbero potuto contare sull’aiuto di Andrea Alagna, anche lui tra i fermati di ieri notte, e di due complici palermitani. Il 23 maggio i carabinieri eseguono una doppia perquisizione a Palermo e a Mazara Del Vallo: non trovano armi ma D’Aguanno, intercettato col figlio, si assicura che Alessandro si sia liberato di “qualcosa”. L’irrefrenabile passione per le armi emerge con tutta evidenza dalle intercettazioni: due settimane dopo il controllo dei carabinieri, D’Aguanno e Lombardo tornano a parlare di “fucili nascosti nei tubi”.

Ancora prima, il 12 dicembre 2014, D’Aguanno e compagni dovevano schierare un gruppo d’assalto per una spedizione in autostrada. Una colonna di macchine avrebbe dovuto bloccare l’auto della vittima, probabilmente un soggetto che minacciava il cognato di D’Aguanno e pretendeva da lui 300mila euro. Doveva essere un vero e proprio “abboccamento”: un appuntamento-trappola sull’autostrada per attirare l’interessato e dargli una lezione.

fonte: http://palermo.repubblica.it

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