Marsala, morto per un ascesso dentale malcurato: nove medici rischiano il processo

Per i pm ci fu da parte dei sanitari “negligenza, imprudenza e imperizia”, rischiano il processo. Chiesto, intanto, il rinvio a giudizio per nove medici di tre diversi Pronto Soccorso ospedalieri (Paolo Borsellino di Marsala, Sant’Antonio Abate di Trapani e Civico di Palermo)

Morì ad appena 48 anni per un ascesso dentale mal curato. Adesso i nove medici che lo hanno avuto in cura in diversi ospedali, tra Marsala, Trapani e Palermo, rischiano di andare a processo per omicidio colposo. Il gip del Tribunale di Palermo Walter Turturici oggi ha fissato l’udienza preliminare che si terrà il prossimo 10 marzo. Per il pm Giulia Beux, che ha coordinato l’indagine e chiesto il rinvio a giudizio dei 9 indagati, i medici che si sono occupati di Pace avrebbero “cagionato il decesso” dell’uomo per “colpa” consistita in “negligenza, imprudenza, imperizia”, nonché “per colpa specifica consistita nella violazione delle linee guida definite e pubblicate dalla comunità scientifica internazionale in materia di infezioni odontogene e cervicofacciali”. “Fin dal primo momento avevo parlato di negligenza e di imperizia”, spiega oggi all’Adnkronos il fratello della vittima, Gianluca Pace che si è sempre battuto per avere giustizia. “Ci sono diverse consulenze tecniche – aggiunge – e tutte dicono che c’è stata negligenza”.

Per il fratello di Massimiliano, il consulente “poteva essere salvato”. Ora i familiari della vittima sono in attesa degli sviluppi della vicenda giudiziaria. “Sono certo che ci sarà un processo -spiega ancora Gianluca Pace – e nel corso del dibattimento emergeranno tutte le negligenze che hanno portato alla morte mio fratello. Ad appena 48 anni”.

Ma cosa era successa in quella primavera del 2017?  E’ il 24 marzo e Massimiliano Antonio Carlo Pace, affetto da un ascesso dentale, si reca al Pronto soccorso dell’ospedale ‘Paolo Borsellino’ di Marsala (Trapani) dopo una cura prescritta dal medico di famiglia che non aveva dato esito. In quella sede viene visitato e dimesso con una prescritta terapia medica e una richiesta di un ulteriore controllo per il 29 marzo. Ma due giorni dopo, il 26 marzo, Massimiliano Pace, che non migliora, va nuovamente in ospedale con la febbre a 39 e una tumefazione sottomandibolare. Altra visita, con radiografie, e successive dimissioni. “Lo hanno dimesso dicendo di continuare le pillole”, dice il fratello Gianluca all’Adnkronos.

Passano altri due giorni, e il 28 marzo, Massimiliano Pace, le cui condizioni di salute sono ulteriormente peggiorate, torna in ospedale a causa del persistere della febbre alta. I medici lo dirottano verso l’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani per ulteriori esami, dove arriva con difficoltà respiratorie, sempre più debole, e febbre altissima. Ha anche un edema. Qui, i medici si accorgono che le piastrine sono bassissime. Altro emocromo. Che conferma un serio problema piastrinico. La febbre intanto sale a 40 e mezzo. Quindi, il ricovero al Civico di Palermo, in Rianimazione. Di notte viene sottoposto a un intervento chirurgico e il 3 aprile altro intervento. Il 10 aprile, dopo altri giorni trascorsi soffrendo e con la febbre alta, Massimiliano muore. Nel linguaggio crudo medico il consulente marsalese è morto per “Fascite necrotizzante odontogena con mediastinite. Shock settico. Mofs”.

Il pm Giulia Beux, che ha aperto una inchiesta, non ha dubbi. I medici che per primi hanno preso in cura Pace avrebbero “sottostimato i dati clinici evidenziati anche attraverso un’ecografia del collo e, pur formulando una diagnosi di “ascesso al collo”, omettevano di disporre il ricovero ospedaliero di Pace che veniva invece dimesso”. Ecco i loro nomi: Salvatore Pedone, Stefania Maltese, Vincenzo Maniscalco, Rosanna Di Legami, Eugenio Serraino, Carlo Gianformaggio, Vincenzo Patera, Alessio Di Felice e Manuela Calò.

In particolare, la pm,parlando dei medici Maniscalco e Pedone dell’ospedale di Marsala, scrive nella richiesta di rinvio a giudizio: “in occasione del terzo accesso in ospedale, in data 28.3.2017, sottostimavano ancora una volta i preoccupanti sintomi manifestati dal paziente (febbre, elevata frequenza cardiaca, presenza di disturbi della deglutizione), gli ormai allarmanti dati clinici evidenziati anche attraverso gli esami ematochimici (drammatica piastrinopenia e linfocitopenia) e la persistente mancata responsività alla terapia antibiotica, e disponevano il suo trasferimento presso il P.O. “S. Antonio Abate” di Trapani, omettendo di formulare la diagnosi di Sindrome da risposta infiammatoria immimitaria (SIRS) e di sepsi conclamata, di procedere ad un doveroso e urgente approfondimento diagnostico mediante tomografia assiale computerizzata collo-torace (che avrebbe a quel punto evidenziato, con probabilità prossima alla certezza, la necessità di trattamento mediante drenaggio chirurgico dell’ascesso al collo), nonché di somministrargli un trattamento antibiotico congruo per tipologia di farmaco, posologia e via di somministrazione”.

Il pm, nella richiesta di rinvio a giudizio, parla di “mancato doveroso approfondimento diagnostico mediante tomografia assiale computerizzata collo-torace”, di “mancata corretta e tempestiva diagnosi, nel mancato trattamento mediante drenaggio chirurgico dell’ascesso al collo” e “mancata tempestiva somministrazione di un congruo trattamento antibiotico, che cagionavano il decesso di Pace” avvenuto all’Ospedale Civico di Palermo, dove era stato successivamente trasferito.

“Ci prepariamo ad affrontare questo processo che sarà una dura controversia con le parti”, dice ancora Gianluca Pace. Che aggiunge: “Voglio giustizia per questa morte assurda”. “Io ho fiducia nella giustizia, ma non posso accettare che mio fratello sia morto per un ascesso. E se qualcuno ha sbagliato, deve pagare. Mio fratello ha lasciato un vuoto incolmabile in tutti noi, a partire dal figlio che oggi ha 17 anni”.

Tempo fa la madre di Massimiliano Pace, Caterina Rita Pellegrino, aveva scritto una lettera aperta, in cui scriveva: “Per una mamma i figli sono gioielli rari. Come può festeggiare il Natale un adolescente di 15 anni privato dal padre? Così come può rassegnarsi un fratello, una compagna ed una madre di 80 anni? Sono una morta che cammina. Il mio Massimiliano aveva 48 anni onesto, altruista e soprattutto un padre esemplare”. Adesso arriva la richiesta di rinvio a giudizio.

fonte: https://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2020/01/24/mori-per-ascesso-dentale-malcurato-nove-medici-rischiano-processo-palermo_6UeeFk7T7XJLRhpbQ8nU7N.html?refresh_ce

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