Kitersurf nello Stagnone, lettera dell’architetto Benny Musillani

La querelle sul Kitesurf nella Riserva dello Stagnone sta dividendo l’opinione pubblica.

Ritorna. puntuale come ogni estate, la contesa sul Kitesurf nello Stagnone di Marsala che genera non poche preoccupazione nei gestori di centinaia di piccole attività ricettive turistiche, localini d’intrattenimento e scuole per Kyter,  nate negli ultimi anni per lo più in edifici rurali esistenti da tempo memorabile. Legambiente sta conducendo una vera e propria crociata contro il fiorente settore economico che si alimenta da questa pratica sportiva, l’Ufficio  Circondariale Marittimo non si è pronunciato (non vi sono ad oggi ordinanze al merito) mentre il sindaco di Marsala si è schierato al fianco dei gestori delle attività economiche del settore e degli appassionati di Kitersurf. Riceviamo una lettera in cui l’architetto. L’architetto Benny Musillami, già assessore della giunta Adamo, espone alcune riflessioni sulla pratica dello sport del Kite nello Stagnone di Marsala con una lettera che pubblichiamo integralmente. 

 

Come ogni anno leggo e ascolto tante opinioni contrastanti in merito al kite surf, ed al suo rapporto con lo Stagnone. Una simbiosi che a detta di alcuni sta distruggendo la nostra laguna.

Mi sono sentito stavolta di esprimere un mio parere e magari aggiungere un tassello a questa annuale discussione.

Le associazioni ambientaliste che di volta in volta affrontano la questione hanno una loro visione, che io rispetto profondamente, come rispetto le persone ed i professionisti che impegnano il loro tempo e le loro energie ad operazioni volte alla salvaguardia dell’ambiente e quindi del nostro futuro. La mia è’ una ammirazione incondizionata verso le loro capacità, dettata anche da un po’ di senso di colpa. So’ per certo che dovrei fare di più per l’ambiente anche prendendo esempio da loro.

Sulla questione Stagnone e Kite però vorrei precisare il mio pensiero.

Partirei dal presupposto, anzi dal concetto che la laguna dello Stagnone è un territorio ed un ecosistema delicato ma non naturale, è stato infatti costruito dall’uomo nel tempo. Non è un paesaggio naturale che va tutelato “tout court” in quanto tale.

È un insieme di costruzioni e azioni fatte dall’uomo nei secoli che hanno portato alla costituzione di quello che adesso noi conosciamo e vogliamo conservare e tutelare.

Abbiamo costruito le saline, con le vasche a profondità decrescente per la raccolta del sale e l’allevamento dei pesci, abbiamo edificato argini, canali, magazzini e mulini a vento; a Mothia abbiamo edificato palazzine, ville, modificato la costa realizzando il famoso ed importantissimo cothon, abbiamo scavato i fondali, pescato sostenibilmente nei secoli e navigato le acque, ci abbiamo nuotato, fatto sport e ci siamo andati a vela; abbiamo fatto economia con il territorio.

Siamo riusciti lentamente e con costanza a creare quello che oggi vediamo ed amiamo.

Cosa voglio dire? Voglio puntualizzare il fatto che esiste una enorme differenza tra un paesaggio naturale non contaminato dall’uomo che magari va tutelato impedendo che l’uomo stesso lo antropizzi e ci costruisca edifici, infrastrutture e servizi, come per esempio un bosco o il gran canyon, ed un paesaggio invece antropizzato, creato dall’uomo, modificato nel tempo e che giocoforza necessità di tutele che prevedano la manutenzione delle strutture, la costruzione di nuove opere compatibili, la sperimentazione, l’offerta di servizi, ovvero tutto quello che nel passato, anche con una declinazione differente, è’ stato già fatto e ne ha permesso la trasformazione nel paesaggio attuale.

Un giorno qualcuno penso’ di erigere i mulini a vento per azionare le spire di Archimede al fine di far passare più agevolmente le acque dalle vasche “fridde” alle “cavure” o alle “casedde”. Nessuno grido’ allo scandalo perché questi mulini deturpavano la laguna. Servivano, erano compatibili con le caratteristiche del luogo e sfruttavano la risorsa vento. Adesso caratterizzano il nostro paesaggio e li adoriamo.

Così come un giorno sì è pensato che la laguna fosse il luogo ideale per fare Kite surf, per farsi trasportare da un aquilone tirato dal vento e navigare le acque. Un’attività assolutamente sostenibile e rispettosa, che attraverso i colori delle vele, crea un paesaggio differente, nuovo, colorato ed in movimento. Un paesaggio che già amiamo come amiamo gli antichi Mulini.

Ovviamente anche i paesaggi antropizzati come il nostro vanno tutelati, anzi necessitano di una maggiore attenzione e di regole calibrate sulle peculiarità e sulle esigenze del territorio e dei suoi abitanti.

Ce lo dice anche la Costituzione, che in seguito all’ultima riforma ha introdotto un nuovo comma al testo dell’art 9, che adesso è il seguente:

“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica, tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.

Il nuovo articolo 9 richiama uno dei principi cardine del diritto dell’ambiente: lo sviluppo sostenibile e le esigenze della collettività. L’idea di una tutela immobile fine a sé stessa è ormai per fortuna ampiamente superata. Non esiste tutela senza possibilità di sviluppo sociale per noi e per le generazioni future.

Le regole chiaramente servono e sono difficili, bisogna concentrarsi su di esse, ed è compito del Pubblico, non del privato. Bisogna mettere energie nella lotta all’abusivismo, all’abbandono incondizionato dei rifiuti, alla conservazione delle colture e del suolo agricolo, alla creazione di parcheggi satellite collegati con le scuole kite da mezzi sostenibili, alle piste ciclabili, alle energie alternative e ad altri accorgimenti urbanistici.

Dobbiamo rifare i regolamenti che sono obsoleti e che non potevano prevedere lo sviluppo attuale (non esisteva nemmeno il Kite surf quando è stato scritto il regolamento della riserva), e dialogare produttivamente con l’ente gestore.

Servono regole, controlli e pianificazione per far sì che lo Stagnone si sviluppi con equilibrio. Non serve bloccare una attività perché non sappiamo fare le regole. Sarebbe la soluzione più facile ma la più disastrosa.

Un utilizzo rispettoso delle caratteristiche che hanno reso la laguna unica al mondo per il Kite (vento costante, fondali bassi, isole di fronte che impediscono di perderti in balia dei venti), ci renderà orgogliosi e ricchi. E lo saremo soltanto se saremo bravi a rispettare le regole che dobbiamo ancora scrivere.

Popoli antichi sfruttavano vento e sole per produrre il sale, e fare economia, modificando radicalmente il territorio.

Noi sfruttiamo vento e sole per fare Kite surf, ed economia, senza modificare radicalmente il territorio.

Non ci vedo molta differenza, anzi forse leggo un miglioramento nella sostenibilità di utilizzo del nostro territorio.

Il mio ovviamente rimane un personale punto di vista che ha la sola pretesa di offrire un pensiero differente da quello che sempre più spesso leggo e ascolto. Concludo dicendo che le nuove ed essenziali regole che devono essere scritte per la tutela, la salvaguardia e lo sviluppo sostenibile della Riserva, non possono farsi senza una stretta collaborazione tra pianificatori e associazioni ambientaliste rispettando le visioni di ognuno ma rivolgendosi sempre e comunque verso le esigenze anche economiche della comunità.

Benny Musillami

 

CATEGORIE
TAG
Condividi

Commenti

Wordpress (0)