In 8, salvo complicazioni, si contenderanno la poltrona di Presidente della Regione Sicilia. Saranno 62 i deputati eletti, 6 dal listino e completerà la rosa il primo non eletto alla Presidenza

Il 5 novembre, la prima domenica del mese, i siciliani saranno chiamati alle urne per votare il Presidente ed i 70 Deputati Regionali. Al voto si giunge dopo 5 anni di governo “ballerino” di Rosario Crocetta, eletto nel centrosinistra. Per la verità un governo pieno di ombre, tanto che il Partito Democratico, a cui l’ex sindaco di Gela aveva aderito, ha scartato la ricandidatura. Finisce l’era del “Megafono”. Non più 90 a sala d’Ercole, bensì due decine in meno; di questi solo 62 saranno eletti a suffragio universale (direttamente da popolo), 7 andranno in aula al seguito del Presidente eletto, nel cosiddetto “listino”. L’ultimo seggio, il 70°, sarà assegnato di diritto al candidato presidente secondo classificato.

I 62 deputati che si contenderanno uno scranno nell’ambito delle 9 province siciliane: Palermo eleggerà 16 deputati (finora erano 20), Catania ne avrà 13 (al posto degli attuali 17), a Messina 8 (erano 11), ad Agrigento 6 (prima erano 7), a Siracusa e a Trapani 5 (Trapani ne aveva 7 mentre Siracusa ne aveva 6), a Ragusa spettano 4 seggi (ne aveva 5), a Caltanissetta 3 seggi (ne aveva 4) e a Enna 2 seggi (ne aveva 3).

Ecco cosa accade sul piano politico, a memo di due mesi dal voto. La rinuncia di Rosario Crocetta fa quadrare il cerchio al PD siciliano che si affida all’esperienza del sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che ha designato alla carica di presidente il rettore del capoluogo di regione, Fabrizio Micari, il quale, oltre che sui democratici isolani, dovrebbe contare su Alternativa Popolare che fa capo ad Angelino Alfano e su qualche lista civica sulla scia della vittoria orlandiana a Palermo.

La sinistra-sinistra, si è defilata da Micari e, notizia di oggi, affida i suoi destini al vicepresidente della Commissione nazionale antimafia Claudio Fava che ha ottenuto il via libera da Ottavio Navarra, candidato di Rifondazione Comunista. E così, il giornalista potrà contare su un cartello formato da Mdp, Sinistra Italiana e Rifondazione.

Giochi fatti a coalizione unita nel centrodestra, che si schiera compatto con Nello Musumeci, un nome che non ha bisogno di presentazioni: per 10 anni presidente della Provincia regionale di Catania e già sottosegretario di Berlusconi. A sostenerlo Fratelli d’Italia, Noi con Salvini, Forza Italia, Udc, Autonomisti, Cantiere popolare, Noi, Cdu, Idea Sicilia.

Il Movimento 5 Stelle punta su Giancarlo Cancelleri, protagonista indiscusso dell’intera estate elettorale per tutta l’isola al fianco dei maggiorenti Di Maio e Di Battista.

Outsider Vittorio Sgarbi (Rinascimento e Mir) che ha già indicato come assessori Bruno Contrada e Mario Mori. Si candida anche l’ex superburocrate regionale Franco Busalacchi col movimento politico ‘Noi Siciliani con Busalacchì. Candidati alla presidenza della Regione Siciliana, anche Piera Maria Loiacono, appoggiata dal Pli e dal Movimento Politico «Libertas» e Roberto La Rosa supportato dal movimento Siciliani liberi.

Speriamo di non esserci dimenticati di nessuno o di aver dato per candidato qualcuno che si è già ritirato. Del resto gli scenari politici si evolvono di ora in ora e stare dietro a tutti non è cosa facile. Diciamo, col dubbio dell’inventario, che sono 8 che, a oggi, manifestano l’intenzione di presentarsi ai blocchi di partenza, anche se qualche candidatura è destinata a tramontare. Tuttavia, sondaggi alla mano, la corsa sembra restringersi ai tre poli maggiori e in questa sfida Musumeci e Cancelleri avrebbero già preso il largo mentre Micari tenda di raggiungerli. A diverse lunghezze seguono tutti gli altri. Ma da qui alla presentazione delle candidature, ne siamo certi, che lo scenario cambierà. Del resto la Sicilia non è nuova ai colpi di scena…

 

 

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