Grande festa a “Chianu Cavaleri”, a Marsala si riscoprono le vecchie tradizioni popolari

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Aria di festa questa notte alla periferia di Marsala, in contrada Sturiano, e più precisamente a “Chianu Cavaleri”. Musica, bevande e tante leccornie. Il tutto gratis, senza nessun sbigliettamento, tantomeno contribbuti pubblici o generosamente elargiti da qualche prelato che ha raschiato il fondo dell’offertorio. Neanche l’ombra di uno sponsor, ma solo ed esclusivamente la bontà di chi ancora crede in certi valori che stanno, purtroppo scomparendo: lo stare insieme. A “Chianu Cavaleri”, nome attribuito alla memoria della buonanima Cavaliere Francesco Tumminello per tutti “Cicciu u Cavaleri” (deceduto nel ’76), non abita gente ricca o particolarmente agiata; per lo più vi sono famiglie di operai, di artigiani, agricoltori e qualche libero professionista che a differenza di tanti altri marsalesi tengono alle proprie origini e alle tradizioni popolati. Gente sana che generosamente si prodica per la collettività nel tentativo di far comprendere che non servono grandi risorse o locali alla moda per divertirsi.

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Gli abitanti della zona, per una notte di agosto, hanno animato il loro “Chiano”, alias la corte comune di un restaurato antico caseggiato di campagna, con una grande festa aperta ad amici e a chi, attratto dalla musica, si è fermato magari per caso. Proprio come avveniva un tempo quando le massaie sagrificavano un paio di animali dall’aia per la cena e poi frutta secca, dolcetti vino e rosolio a volontà. Per tutti, indistintamente

Questa notte, a cavallo fra il 20 ed il 21 agosto, come per magia, qui alla periferia di Marsala, si è ritornati al passato… quando bastava un grammofono per fare festa. Erano tempi duri, di estrema povertà, ma la gente di allora li viveva con grande intensità ed una non comune voglia di vivere, stando insieme per i lieti eventi come per quelli meno belli. Il Chiano era il guscio della famiglia “allargata”. E, in questo periodo buio che stiamo attraversando, iniziative del genere, al di la dell’aspetto prettamente ludico ricreativo, hanno un grande valore, soprattutto sociale e di aggregazione.

Peccato che nessun pubblico amministratore della Città fosse  presente. Iniziative del genere andrebbero valorizzate magari istituendo un apposito calendario. A scanso di equivoci, qui nessuno ha mai chiesto soldi alla Pubblica Amministrazione e tanto meno intendono farlo in seguito. Qui le cose, come un tempo, si fanno con il cuore. E, non c’è denaro per poter ripagare tutto ciò.

Sono sei anni, con questo, che gli abitanti della borgata si autotassano, fanno sacrifici, per non dimenticare quando il loro “chiano” era in festa. E non una sola volta l’anno, ogni occasione era buona: per la raccolta del grano, a fine vendemmia, quando usciva l’olio dal frantoi, per carnevale o altre giornate comandate, nonche per festeggiare comunioni, cresime e persino matrimoni.

Le feste nei chiani erano momenti tanto attesi dalla comunità residente. Eta un modo per incontrare gente nuova, per allacciare rapporti, per confrontarsi e persino per combinare matrimoni. Quanti amori sono nati… e quanti di quelli che oggi risiedono ancora a “Chiano Cavaleri” sono i discendenti dei matrimoni accordati durante le feste. E chissa se anche questa notte, con la complicità della luna, la buona musica e qualche bicchiere di buon vino, rigorosamente fatto in casa, nascerà qual cosa che un giorno sarà destinato ad essere tramandato ai posteri.

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