Dal coronavirus disordini sociali per il cibo, l’altra faccia della stessa medaglia

Dall’emergenza coronavirus alla “rivolta” dei ceti meno ambienti, i sindaci ed i presidenti dei consigli comunali cercano di bloccare disordini sociali in una terra segnata da sempre dalla disoccupazione e dalla povertà.

In poco più di 15 giorni di decreto “resto a casa”, l’Italia scricchiola da ogni lato e in Sicilia potrebbe anche degenerare. La gente si ritrova sempre più povera e senza immediate prospettive per il futuro. In un paese dove la stragrande parte della popolazione vive di stipendio e di previdenza sociale, per non parlare di una grossa fetta che vive di lavoro nero e di piccoli espedienti al limite della legalità, il passaggio dalla società civile che conosciamo a scenari di disordine sociale potrebbe essere molto immediato. La fame, la storia ci insegna, da sempre è stata causa di disordini. sommosse e ribellioni.

Proprio in Sicilia la situazione è drammatica, tante famiglie non hanno più di che vivere, visto che tanta gente sopravviveva con piccoli lavori saltuari e rigorosamente in nero, e/o di espedienti pseudo legali. E la provincia di Trapani non è estranea a tali fenomeni. Ecco perchè i sindaci ed i presidenti dei consigli comunali chiedono  aiuto alle Istituzioni regionali e nazionali per fronteggiare l’emergenza Coronavirus.

I primi cittadini ed i presidenti dei Consigli comunali hanno inviato una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ai presidenti di Camera e Senato e a quelli dei gruppi parlamentari, al Premier Giuseppe Conte e ai Ministri dell’Economia, dell’Interno, per gli Affari regionali e per le Autonomie, per il Sud e la Coesione territoriale, nonchè al Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci e al presidente dell’Assemblea regionale.

La lettera inizia con un ringraziamento alle massime autorità per come stanno fronteggiando la grave pandemia, ringraziando anche il personale medico e sanitario in toto, le Forze dell’Ordine, le Forze Armate, le associazioni di volontariato e la Protezione Civile per quello che stanno facendo.

Poi prosegue con l’altra grande preoccupazione che si vive nel territorio, l’inevitabile crisi economica che si abbatterà prima sui ceti sociali meno ambienti e si allargherà a macchia d’olio tra i cittadini che si rivolgono alle istituzioni locali. In questa terra dimenticata da tutti, dove il quadro economico generico, prima ancora del Covid-19, che non era propriamente roseo. quale aiuto potranno dare le amministrazioni pubbliche locali che di già navigano in cattive acque, riuscendo a malapena ad evitare il dissesto economico.

C’è uno stato sociale non indifferente a cui i Comuni, le associazioni di volontariato, le parrocchie e pochi benefattori, da soli non possono mai fronteggiare. Inoltre il rinvio del pagamento dei tributi in scadenza a data da destinarsi, diminuisce enormemente la liquidità di cassa degli Enti Pubblici. Urgono fondi e strumenti straordinari perchè le emergenze che si stanno combattendo. In questa provincia, come in Sicilia e nelle altre Regioni del sud Italia, sono due: una sanitaria (coronavirus), l’altra economica (povertà).

“Bisogna agire con la massima sinergia”, scrivono i sindaci della Provincia. Lo Stato non si può voltare la faccia dall’altra parte e fare finta che non esistono le sacche di povertà. La missiva è firmata dai sindaci e dai Presidenti dei Consigli comunali di tutta la Provincia di Trapani, oggi ribattezzata Libero Consorzio dei Comuni di Trapani

Il reddito di cittadinanza e le altre risorse sociali non bastano visto che fanno riferimento all’Ise che fotografa la situazione economico-patrimoniale di un soggetto al 31 dicembre dell’anno precedente. Urgono strumenti veloci, che si possono attuare con effetto immediato e che abbracciano quanti sono realmente in uno stato di disagio economico. Non ci riferiamo solo ai disoccupati e agli indigenti ma anche a commercianti ed artigiani. È impensabile che quest’ultimo possa vivere con tutta la sua famiglia con soli 600 euro al mese. Urge una legge nazionale che blocchi immediatamente il pagamento di ticket sanitari, luce, gas e telefono per usi domestici.

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