Frode e contraffazione di marchio, Firriato perde il primo round con Pino Maggiore

La cantina Firriato denunciata per frodeFrode e contraffazione di marchio, la vicenda giudiziaria che vede come antagonisti lo chef Pino Maggiore, titolare dello storico ristorante “Cantina Siciliana” di Trapani e le aziende della Firriato e Direct Wines è stata affrontata dalla Sezione Specializzata in materia d’impresa del Tribunale di Catania.   Apprendiamo da www.telusud3.com che il giudice Alessandro Laurino, per la parte a lui competente, si è pronunciata a favore dello Chef Pino Maggiore ed ha “condannato” l’Azienda vinicola “Firriato” e la società Direct Wines. Si legge testualmente: “il quadro probatorio è sufficiente per ritenere verosimilmente provata la violazione del diritto al nome ed al marchio denunciata e la responsabilità dei convenuti nella perpetrazione dell’illecito”. Tanto che ha ritenuto superfluo “disporre l’interrogatorio formale dei legali rappresentanti delle due aziende” disponendo, per motivi d’urgenza, 6 misure cautelari nei lori confronti. Inoltre ha disposto   Lo Chef Maggiore vince il primo round con formula piena, anche se la vicenda giudiziaria non è del tutto conclusa. Spetta ora alla Procura della Repubblica di Trapani accertare ulteriori responsabilità ed eventuali indennizzi.

Alberto Di Paola

 

Questo l’articolo prodotto dalla redazione giornalistica di Telesud

“Firriato perde il primo round!

La vicenda ormai è nota: lo chef Pino Maggiore con la sua Cantina Siciliana ha denunciato l’azienda vinicola per frode e contraffazione di marchio. Nei primi mesi di quest’anno ha immesso sul mercato inglese un Perricone Syrah con il logo della Cantina Siciliana e tanto di nome di Maggiore sul fronte dell’etichetta, per tramite della Direct Wines che lo ha distribuito. Questo, ad insaputa del ristoratore. Contestualmente, i suoi legali hanno chiesto una serie di misure cautelari alla sezione specializzata in materia d’impresa che ha sede, per la Sicilia, a Catania. E nei giorni scorsi, il giudice Alessandro Laurino gli ha dato ragione; il dispositivo di 4 pagine è durissimo nei confronti della Firriato e del distributore britannico.

Si legge testualmente: “il quadro probatorio è sufficiente per ritenere verosimilmente provata la violazione del diritto al nome ed al marchio denunciata e la responsabilità dei convenuti nella perpetrazione dell’illecito”. Tanto che ha ritenuto superfluo “disporre l’interrogatorio formale dei legali rappresentanti delle due aziende” disponendo, per motivi d’urgenza, 6 misure cautelari nei lori confronti.

Ma nel frattempo, sabato scorso, Telesud riceveva una nota da parte dell’azienda vinicola che sottolineava come la “Firriato abbia sempre agito nel rispetto della normativa, nazionale e internazionale, in materia di marchi, confidando la massima fiducia negli accertamenti che l’Autorità Giudiziaria riterrà di condurre, ribadendo la propria certezza che tali verifiche non potranno che confermare l’estraneità da ogni comportamento illecito.” Infine, “si riservava di agire in ogni sede a tutela del proprio buon nome per un’azienda fiore all’occhiello dell’enologia siciliana e nazionale di qualità”.

Ma il Tribunale del capoluogo etneo, specializzato in materia d’impresa, l’ha pensata diversamente disponendo “l’inibitoria cautelare della produzione, importazione, esportazione, commercializzazione e pubblicizzazione, in ogni modo e forma, delle bottiglie”; ed ancora, “l’ordine dal ritiro dal commercio del Perricone Syrah e del relativo materiale pubblicitario.” Infine, “il sequestro dei libri contabili dell’aziende di cui è dimostrato il coinvolgimento solidale e la pubblicazione del provvedimento sull’edizione trapanese del Giornale di Sicilia” oltre che una sanzione pecuniaria qualora venga violato quanto disposto nel procedimento cautelare. Questo, ovviamente, nei “limiti di un accertamento sommario della fase cautelare” trattata lo scorso 4 settembre dove il giudice Laurino ha ritenuto fondata la richiesta del ricorrente così come “la prova della violazione”.

Ora, la palla passerà alla Procura di Trapani per le denunce del proprietario dello storico locale trapanese ed al risarcimento del danno in sede civile; ma certamente, la “condanna” del Tribunale di Catania della Firriato e della Direct Wines non aiuta la posizione delle due aziende negli altri procedimenti che fa sembrare sempre più paradossale la vicenda.

Noi ci permettiamo una semplice considerazione, a prescindere di quali siano le normative nazionali ed internazionali in materia di marchi, non permettendoci lontanamente di ergerci a giudici di alcunché, convinti che il libero arbitrio – termine non casuale…- sia prerogativa imprescindibile nella vita di ognuno, personale o professionale che sia, e dunque possa agire come meglio crede; ma continuiamo a ritenere surreale che aziende che vivono a pochi chilometri di distanza, di questo prestigio e “buon nome”…, possano trovarsi in vicende del genere prendendo iniziative all’insaputa dell’altro. In special modo, per chi sostiene “che bisogna far squadra sul territorio“.

Pubblicato daTelesud
http://www.telesud3.com/cronaca/firriato-perde-il-primo-round-12sett2017

 

 

Nei giorni scorsi, prima del verdetto del Tribunale di Catania, su richiesta Andrea Terenghi, PR di Gran Via Società & Comunicazione pubblichiamo, in maniera integrale la nota di rettifica, che per correttezza riproponiamo per come ricevuta:

“Egregio Direttore,
in merito all’articolo pubblicato su Marsala News in data 8 settembre 2017 dal titolo “la cantina Firriato denunciata per frode”, precisiamo quanto segue:
“Firriato ha sempre agito nel pieno rispetto della normativa nazionale e internazionale in materia di marchi.
Nell’esprimere la massima fiducia negli accertamenti che l’Autorità Giudiziaria riterrà di condurre, Firriato ribadisce la propria certezza che tali verifiche non potranno che confermare l’estraneità dell’azienda da ogni ipotesi di comportamento illecito.
La Società si riserva, naturalmente, di agire in ogni sede a tutela del proprio buon nome e della propria reputazione, frutto dell’impegno costante di quanti lavorano ogni giorno, con passione ed entusiasmo, per un’azienda fiore all’occhiello dell’enologia siciliana e nazionale di qualità”  

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