Se non bastava il danno di 87 pecore uccise dal treno, ora pure la beffa del presunto inquinamento

Danni per oltre 80 mila euro è questo il valore approssimativo delle 87 pecore morte nell’incidente ferroviario di Petrosino. Vincenzo Saladino ha perso la sua unica fonte di reddito in pochi attimi, quanti sono bastati agli ovini impauriti di essere sbramati dai cani randagi di attraversare la linea ferrata mentre sopraggiungeva il treno mattutino che collega Castelvetrano con Trapani. L’avvocato Vincenzo Forti, incaricato dal Pastore, sta lavorando ad una richiesta di risarcimento danni materiali e per mancato guadagno, visto che occorrono quasi due anni prima che un agnello diventi una pecora da latte.

La richiesta sarà formalizzata nei confronti del Sindaco Gaspare Giacalone, in quanto è responsabilità del primo cittadino garantire la sicurezza sul territorio, anche quella relativa derivante dalle aggressioni di cani randagi. Lo stesso branco, aveva colpito di già l’ovile del Saladino e due pecore erano state sbranate, proprio la notte prima dell’attacco che ha spinto il gregge contro il treno in transito. Il Comune, da parte sua, pare che sia intenzionato a rivalersi nei confronti delle Ferrovie in quanto catastalmente la zona interessata dell’incidente ferroviario risulterebbe area urbana destinata ad uso abitativo. In questo caso le Ferrovie avrebbero avuto l’obbligo di recintare la linea ferrata. E, mentre i due Enti dibattono, il pastore piange per il suo gregge e non sa come poter sfamare la propria famiglia. Le solite cose all’italiana…

Hanno avuto, intanto, degna sepoltura le 87 carcasse di pecore adulte rimaste vittima dell’incidente ferroviario verificatosi martedì scorso a Petrosino. Il sindaco Gaspare Giacalone, con ordinanza n.1 del 21 febbraio 2017 ha imposto al signor Vincenzo Saladino (proprietario del gregge) di provvedere allo smaltimento degli 87 esemplari di ovini ditta specializzata o mediante interramento in area privata idonea, di proprietà dello stesso allevatore previo cospargimento con formalina al 40%. Il pastore, in un primo momento, quando i vigili urbani gli avevano detto di scavare una buca per sotterrare le pecore, ha esitato e, rivoltosi all’avvocato Vincenzo Forti, ha chiesto il rilascio di un atto ufficiale con il quale venisse disposta, dalle autorità competenti, la sepoltura delle carcasse. A seguito dell’ordinanza emessa dal sindaco di Petrosino le 87 pecore sono state interrate. Del resto la legge dà facoltà al primo cittadino di poter attuare provvedimenti del genere ai sensi del comma 4 dell’articolo 3 del DDL n.508 del 14/12/1992.

Viene lecito chiedersi quali danni ambientali possa causare lo smaltimento di 87 carcasse di ovini in un terreno urbano, non molto distante dalle abitazioni e da un complesso turistico alberghiero. La zona interessata è quella della borgata Triglia terra nota a tutti per la ricca presenza di acqua nel sottosuolo che in certe parti si trova a pochissimi metri di profondità. Seppure è lecito – la legge lo avrebbe concesso al sindaco Giacalone – dare sepoltura alle pecore sotto uno strato di terra, sul piano ambientale vi sarebbero non poche perplessità. I processi di decomposizione organica sono inquinanti e l’aggiunta del disinfettante, la formalina, alias formaldeide (o aldeide formica), non  ha certamente aiutato. Si tratta infatti di un composto chimico descritto come nocivo, un vero e proprio pericolo da tenere in considerazione, perché può provocare diversi danni all’organismo umano ed è anche cancerogeno (fonte http://www.tantasalute.it). Quindi sostanza chimica e fluidi di decomposizioni organica di 87 pecore seppellite in una fossa, con il bene placido del sindaco, si infiltreranno nel sottosuolo, e potrebbero arrivare a minacciare la falda acquifera di Petrosino. Per il bene comune sarebbe auspicabile un intervento di esperti per valutare se esistono reali preoccupazioni per la salute pubblica, e/o per allevamenti e coltivazioni irrigate. Come dire: se non bastava il danno, ora pure la beffa

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