Marsala, incidente mortale Liuzza, condannato l’automobilista che era fuggito

E’ stato condannato a due anni di reclusione, con pena sospesa, Alessandro Montalto, il 22enne di Marsala che il 14 dicembre dello scorso anno aveva travolto e ucciso Diego Liuzza, 23 anni, allontanandosi poi senza prestare soccorso. Inizialmente la richiesta di patteggiamento era stata di 2 anni e 6 mesi, ma il giudice Riccardo Alcamo del tribunale di Marsala ha infine deciso per la condanna del solo reato di omicidio colposo, che ha di fatto assorbito tutti gli altri minori.

I familiari di Liuzza, assistiti da Giesse Risarcimento Danni, società specializzata nel risarcimento di incidenti mortali con sedi a Catania e Canicattì, erano stati risarciti ancor prima dell’inizio del processo penale.

L’incidente     Erano da poco passate le 22.30 quando un automobilista di passaggio nei pressi dell’Istituto tecnico commerciale, in via Trapani, notando una scarpa in mezzo alla strada e, poco dopo, i resti di una bicicletta, aveva accostato per capire cosa fosse accaduto. Pochi passi e a bordo strada aveva scorto il corpo esanime di Diego Liuzza, che ancora respirava.

Immediata la chiamata di aiuto al 118, che giunto sul posto aveva prestato le prime cure al giovane, ma invano: troppo grave il violentissimo trauma cranico subito nell’investimento. In breve si era formato un capannello di passanti, nessuno dei quali però aveva visto l’auto investitrice. Sul posto erano intervenuti poco dopo anche polizia, carabinieri e vigili del fuoco. Immediata era scattata la caccia al pirata della strada, aiutata dal ritrovamento, vicino alla bicicletta, anche della mascherina frontale persa da una Lancia Y.

Avviate le indagini, gli agenti del commissariato di Marsala, con l’ausilio dei colleghi della scientifica, avevano trovato aiuto nelle immagini riprese dalle telecamere del vicino tabacchi e di un’abitazione privata: nei fotogrammi si vede dapprima sopraggiungere Diego Liuzza, a piedi con a fianco la bici condotta a mano e, neppure 5 minuti più tardi, la Lancia Y. A causa del buio non era stato però possibile risalire al numero di targa dell’auto, così gli agenti avevano avviato ulteriori ricerche presso carrozzerie, officine e discariche.

E proprio nei pressi di una carrozzeria, parcheggiata a bordo strada, avevano trovato poche ore più tardi la Lancia Y con la parte destra del parabrezza rotto e senza la mascherina. Non lontano gli agenti avevano riconosciuto lo stesso Montalto, a piedi, che preoccupato li osservava assieme ai propri familiari. Condotto in commissariato, il giovane aveva in un primo momento collaborato, ammettendo di essere il responsabile dell’investimento e di essere fuggito perché impaurito.

Successivamente però, colto da raptus, si era scagliato contro una degli agenti del commissariato, lanciandogli addosso un tavolino in vetro. Fortunatamente il colpo non era andato a segno ma subito dopo il giovane si era nuovamente scagliato contro la stessa agente, brandendo uno dei grossi pezzi di vetro raccolti tra i resti del tavolino. L’agente era riuscita ad atterrarlo, ma con ancora il pezzo di vetro in mano Montalto aveva a quel punto ferito a una mano un collega, giunto in aiuto dalla stanza a fianco. Sottoposto ad accertamenti, nel sangue di Montalto erano state trovate anche tracce di cannabinoidi. Pochi giorni dopo è stata disposta nei suoi confronti la custodia cautelare domiciliare.

In base al parere del Consulente Tecnico nominato dal pm, incaricato di ricostruire l’esatta dinamica che ha portato all’incidente, le cause del sinistro sono state individuate, da un lato, nel fatto che Liuzza non indossasse il gilet ad alta visibilità («se fosse stato munito degli appositi dispositivi di segnalazione visiva, con buona attendibilità Montalto avrebbe avuto contezza anche in lontananza della presenza di una persona, ponendo probabilmente in essere quelle azioni di ripiego tali da poter evitare il sinistro», scrive infatti il perito nella propria relazione); d’altro lato, invece, nelle colpe di Montalto per la sua condotta di guida, «con una velocità al momento dell’investimento superiore ai 52 km/h e comunque non prudenziale in relazione alla mancanza di illuminazione e alle condizioni meteo, con pioggia in atto». Inoltre l’auto di Montalto al momento dell’investimento è stata trovata con revisione scaduta e «con sistema frenante non idoneo alla circolazione stradale, pneumatici in stato precario e il faro sinistro non funzionante». Da qui la sentenza di condanna a 2 anni, con pena sospesa.

«Nonostante fin da subito fosse stato contestato il possibile concorso di colpa del nostro assistito, ora di fatto confermato con questa sentenza, siamo riusciti a ottenere l’integrale risarcimento dei familiari, peraltro in tempi molto rapidi, ancor prima che si avviasse il processo penale – commentano Diego Ferraro e Ivan Greco, responsabili delle sedi siciliane Giesse di Catania e Agrigento – Si conclude ora con questa condanna anche il capitolo giurisprudenziale, che pone di fatto fine a una vicenda oltremodo triste e dolorosa».

Bruno Colombo

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