Marsala, gli immigrati dell’Acos ritornano in strada, traffico bloccato sulla via Mazara

Ancora una protesta a Marsala degli ospiti del centro accoglienza Acos Hotel. Una ventina di immigrati, forse molti di più, tutti ospiti della struttura, ex Motel Agip, questa mattina sono ritornati in strada per manifestare il proprio stato di insoddisfazione. Come avevano già fatto, venerdì 15 settembre scorso, hanno occupato entrambe le carreggiate dell’importante arteria di accesso a Marsala via Mazara.

La circolazione veicolare si è immediatamente interrotta mandando in tilt in traffico cittadino. Lunghe code si registrano a partire dal passaggio a livello della Stazione Ferroviaria in uscita da Marsala e dalle case popolari nel tratto inverso, in entrata. Traffico bloccato, tensione e malumore si registra fra gli automobilisti, soprattutto tra i conducenti di mezzi pesanti, autotrasportatori e corrieri. Sul posto, per garantire la sicurezza e l’ordine pubblico si sono portati agenti di Polizia e militari della locale stazione dei Carabinieri

Da quanto appreso sul posto pare che la manifestazione “estemporanea”, non autorizzata, ha avuto origini dal malcontento che si registra fra i rifugiati politici, o aspiranti al riconoscimento di tale status sociale, che gli apre le porte dell’Europa. Alcuni di loro sono qui da parecchi mesi, anche anni, in attesa di un documento di riconoscimento che certifichi identità e provenienza.

Per loro è un documento di fondamentale importanza perché gli permetterebbe di muoversi liberi nell’ambito dei Paesi della Comunità Europea e negli altri continenti. E’ così in teoria, ma non nella pratica. Le frontiere sono chiuse e magari il rilascio dei documenti avviene con molta lentezza proprio per evitare assembramenti irregolari e gravi disordini. L”Europa non  li vuole; anzi “paga” profumatamente l’Italia per accoglierli e per tenerseli a tempo indeterminato.

Fino a quando il mondo “occidentale”  alias i Paesi industrializzati, non capiranno che il grande esodo dall’Africa non si risolve con le “prigioni dorate”, così continueremo ad avere manifestazioni, più o meno gravi, che metteranno in pericolo la sicurezza e l’ordine pubblico.

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