Il migrante e il suo paese d’origine. L’incontro “Città Fo.Co.” apre a scenari innovativi sulla cooperazione internazionale

Il migrante e il suo paese d’origine. L’incontro “Città Fo.Co.” apre a scenari innovativi sulla cooperazione internazionale

Il migrante ed il suo paese d’origine. Un rapporto che non deve interrompersi e che deve diventare ricchezza e valore aggiunto per il paese che lo ospita. È questo uno degli obiettivi della cooperativa Fo.Co. di Chiaramonte Gulfi, che gestisce progetti di accoglienza a Vittoria, Comiso, Mazara del Vallo, Petrosino (Tp), Rogliano (Cs), nonché il Centro Mediterraneo di Studi e Formazione Giorgio La Pira di Pozzallo.

Il migrante è spesso straniero due volte: straniero nel paese d’origine, che ha lasciato e da cui il suo percorso di vita lo allontana; straniero nella nuova patria che lo accoglie e che spesso lo emargina e dove non riesce ad integrarsi.

Per colmare questo gap, la cooperativa Fo.co intende avviare la sperimentazione di nuovi percorsi, nell’ambito della progettualità maturata all’interno dell’incontro “Città Foco”, riguardante la pianificazione di modelli condivisi di gestione dei progetti di accoglienza, che si è concluso a Trecastagni (Ct) il 29 aprile. «Il nostro obiettivo – spiega Alessandro Brullo, presidente della cooperativa sorta nel 2012 – è mantenere i rapporti con i paesi d’origine dei giovani migranti e dei minori non accompagnati che ospitiamo nelle nostre comunità. Il rapporto è anzitutto con la famiglia d’origine, che cerchiamo di gestire con oculatezza. Questa relazione può talvolta essere utile a sostenere il ragazzo arrivato in Italia, altre volte può distoglierlo o essere una minaccia, qualora il viaggio verso l’Italia sia avvenuto attraverso metodi di coercizione e ci siano pressioni ancora forti nei confronti del ragazzo o della sua famiglia d’origine. Spesso il rapporto con gli educatori è una grande ricchezza, anche per i familiari, che non sanno dove il figlio si trovi e che vengono messi in condizione di seguirlo anche a distanza”.

Il progetto della “Città Foco” farà presto dei passi avanti. “Per gli educatori – spiega Giacomo Anastasi, direttore del Centro Mediterraneo di Studi di Pozzallo – è importante conoscere il contesto culturale e sociale di provenienza dei ragazzi, ma anche le esperienze – spesso tremende – da cui provengono, le tragedie che si lasciano alle spalle. Non può bastare una conoscenza generica. L’Africa è vastissima, ricca di culture diverse. La Nigeria, ad esempio, da cui provengono tanti dei nostri ragazzi, ha al suo interno decine di lingue e dialetti”.

La Fo.Co. ha allo studio dei percorsi di formazione per conoscere i paesi d’origine dei migranti e le diverse culture. “Intendiamo farlo con la collaborazione di alcuni organismi internazionali e di alcune Ong – continua Anastasi – I nostri percorsi nelle comunità di accoglienza dovranno arricchirsi di nuove conoscenze; dobbiamo avere una mappatura completa dei paesi di provenienza dei nostri ragazzi: inizieremo con Gambia e Nigeria. Nelle nostre comunità infatti ci sono molti ragazzi di questi due paesi. La Nigeria è un paese vastissimo, che contiene regioni e culture diversissime. Il Gambia è un piccolo paese, poco aperto al rapporto con gli organismi internazionali e le Ong e con cui il rapporto diventa più difficile”.

Allo studio anche dei micro-progetti di collaborazione internazionale. “Intendiamo capire se è possibile realizzare delle attività in alcuni villaggi di origine dei ragazzi. Questo potrebbe contribuire a rinsaldare il rapporto con la loro terra. Il rapporto con il paese d’origine è parte importante del programma formativo delle nostre comunità. Vogliamo rafforzarlo e far si che esso diventi strumento di interazione culturale e sociale che faccia sentire meno straniero il ragazzo e che gli faccia percepire la propria terra non solo come fonte di problemi o nostalgia, ma anche come luogo con cui è necessario ricreare un rapporto che non deve essere perduto e che anzi deve essere consolidato, anche a migliaia di chilometri di distanza”.

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