Il giudice Saguto: “Manfredi Borsellino è uno squilibrato… Lucia Borsellino cretina precisa”

Il magistrato Silvana Saguto al No Mafia Day a Expo Milano 2015, 23 maggio 2015.  ANSA/STEFANO PORTA

Il magistrato Silvana Saguto al No Mafia Day a Expo Milano 2015, 23 maggio 2015. ANSA/STEFANO PORTA

‘Manfredi Borsellino è uno squilibrato, lo è sempre stato, lo era pure quando era piccolo”, ”Lucia Borsellino è cretina precisa”. Sono le parole del giudice Silvana Saguto, rivolte ai figli di Paolo Borsellino, indagata nell’inchiesta nissena sulla gestione dei beni sequestrati alla mafia, intercettate nell’ambito dell’indagine e pubblicate oggi dal quotidiano La Repubblica. Il magistrato parla il 19 luglio scorso, giorno dell’anniversario della strage di via D’Amelio a Palermo in cui furono uccisi il procuratore aggiunto Paolo Borsellino e cinque agenti della polizia di Stato, dopo la manifestazione le vele della legalità di cui è stata madrina. Al telefono con un’amica, riferendosi alle parole dette da Manfredi Borsellino, figlio di Paolo, davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dice: ”Poi Manfredi Borsellino che si commuove, ma perché mi…a ti commuovi a 43 anni per un padre che è morto 23 anni fa? Che figura fai?. Ma che… dov’è uno.. le palle ci vogliono. Parlava di sua sorella e si commuoveva, ma vaff….o”.

“Io e mia sorella Lucia siamo senza parole”. Lo dice Manfredi Borsellino, dirigente del commissariato di polizia di Cefalù, alle intercettazioni che riportano le frasi del giudice Silvana Saguto sui figli di Paolo Borsellino, il magistrato ucciso dalla mafia il 19 luglio ’92 insieme a cinque agenti della polizia di Stato che lo scortavano. “Non vogliamo commentare – aggiunge Manfredi – espressioni che andrebbero catalogate alla voce cattiveria. Solo parlandone, rischiamo perciò di attribuire importanza a chi quelle parole ha proferito”

Questa è solo l’ultima goccia travasata dal “pietoso” comportamento di una “donna dello Stato” che avrebbe abusato del suo ruolo di giudice, di paladino dell’antimafia, nel nome della quale, gestiva – pare – i beni confiscati traendone interessi personali.

Dopo le polemiche, le accuse e le ombre la gestione dei beni confiscati alla mafia diventa un caso giudiziario nel quale è coinvolto perfino il presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo. Il giudice Silvana Saguto è sotto inchiesta per corruzione, induzione e abuso d’ufficio. E con lei sarebbero indagati anche l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, titolare di uno studio a cui è affidata la gestione di diverse aziende confiscate, e il marito del giudice, l’ingegnere Lorenzo Caramma, che in passato avrebbe avuto rapporti di consulenza con il legale. Ma quando la moglie non era ancora presidente della sezione del tribunale che decreta le confische.

Per il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, si tratta di “un’inchiesta doverosa. Poi vedremo i risultati”.che venga approvato al più presto”. Accertamenti sull’attività della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo sono stati avviati anche dal presidente dello stesso Tribunale, Salvatore Di Vitale. L’inchiesta scaturisce da denunce pubbliche, neanche recenti, su un giro di affidamenti dei beni a pochi professionisti che ne avrebbero ricavato “parcelle d’oro”. Questo aveva denunciato nel gennaio 2014 il prefetto Giuseppe Caruso, a quel tempo direttore dell’Agenzia dei beni confiscati, che gestisce un patrimonio di circa 30 miliardi di euro con beni distribuiti in tutta Italia: solo il 43 per cento di questo immenso patrimonio si trova in Sicilia in gran parte concentrato in provincia di Palermo.

La dimensione del fenomeno e degli interessi in gioco hanno esposto il giudice Saguto al rischio di rappresaglie. Nei mesi scorsi era stato infatti intercettato un piano per uccidere lei e il procuratore di Agrigento, Renato Di Natale. A Silvana Saguto era stata così rafforzata la scorta e assegnata una nuova auto blindata. La sezione presieduta dal giudice, che ha difeso “senza ombra di dubbi” la correttezza del suo lavoro e ha annunciato che chiederà subito di essere interrogata, si è trovata al centro di una durissima polemica quando il prefetto Caruso ha sollevato anche davanti alla Commissione antimafia dubbi pesanti sull’ affidamento degli incarichi di gestione.

Aveva citato soprattutto il caso della “Immobiliare Strasburgo” confiscata al costruttore Vincenzo Piazza che da diversi anni era gestita dall’avvocato Gaetano Cappellano Seminara. Secondo l’ex direttore dell’Agenzia, il legale aveva percepito una “parcella d’oro” di 7 milioni di euro come amministratore giudiziario. Altri 150 mila euro li aveva incassati come presidente del consiglio di amministrazione. “Vi pare normale che il controllore e il controllato siano la stessa persona?” aveva sottolineato Caruso. Per questo, aveva spiegato ai parlamentari della commissione, aveva deciso una rotazione di amministratori. Cappellano Seminara aveva replicato ricordando che si occupava di confische da 28 anni con uno studio di 35 professionisti.

E quanto ai compensi una cosa, aveva detto, è gestire l’amministrazione dinamica di un’impresa, altra cosa è liquidarla secondo le nuove direttive dell’Agenzia”. Anche Silvana Saguto era stata ascoltata dalla Commissione davanti alla quale aveva assicurato che la gestione dei beni confiscati a Palermo era improntata alla massima correttezza. E la presidente Rosy Bindi alla fine aveva detto che non c’erano elementi tali da “inficiare condotte delle singole persone”. Pare che, sulla scia delle polemiche avviate da Caruso, altre denunce siano arrivate alla Procura di Palermo e da questa dirottate a quella di Caltanissetta, competente nei casi in cui siano coinvolti magistrati del distretto di Palermo. Oggi l’annuncio dell’inchiesta per corruzione, con una nota ufficiale diffusa dalla Procura di Caltanissetta “allo scopo di evitare il diffondersi di notizie inesatte”.

di Franco Nicastro

Fonte: Ansa

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