Gianfranco Becchina: “Lettera aperta a Matteo Renzi”

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Questa testata per propria scelta editoriale non è voluta entrare in merito alle questioni referendarie. Il direttore ed i collaboratori vogliono lasciare liberi i propri lettori di potersi recare domenica prossima alle urne per esprimere il proprio voto. La lettera che segue giunge da un nostro lettore, Gianfranco Becchina, e pertanto la pubblichiamo integralmente nella nostra rubrica: Riceviamo e Pubblichiamo.

“Parafrasando il grande Petrolini le assicuro che non ce l’ho minimamente con lei, ma solamente con quelli che continuano a sostenerla, fedeli divulgatori del suo verbo forbito e monocorde.

Dico però che, un po’ tutti, girate attorno al vaso già colmo del prodotto di certi vostri contorcimenti. Non posso, ripeto, avercela con lei per la semplice ragione che al tempo delle storiche primarie mi sono fatto in quattro per giungere in tempo a darle il mio consenso, convinto com’ero delle sue eroiche intenzioni. E mai mi sarei immaginato che ben presto me ne sarei pentito.  Perciò detto, se me la dovessi prendere con qualcuno, non dovrei allontanarmi da me stesso. L’unica consolazione che mi resta, è quella di trovarmi in numerosissima compagnia.

Fortunatamente oggi non soffro la tristezza della solitudine, sapendo che una grande folla freme in attesa del fausto giorno per potersi rifare.

A giudicare dal suo arrancare nella corsa verso un felice suo traguardo appare sempre più improbabile l’auspicato suo successo; si direbbe che la possibilità che lei possa ripetere la prodezza che l’ha mandata in orbita una prima volta, stia man mano scemando.

Per quel che mi riguarda, non c’è niente in quello che lei dice che possa incantarmi. Più lei argomenta più si accende la mia diffidenza.  “Cui prodest” mi chiedo ogni volta che l’ascolto, sicuro che l’inganno è celato da qualche parte: facile, in verità, da immaginare dove, sicché corro ad appoggiare le spalle al muro.

I suoi argomenti, mi creda, altalenanti fra la banalità delle firme false, qualche decina di euro ai pensionati e le mirabilia della sanità, rigorosamente futuribili come tutte le sue promesse, appaiono veramente ben poca cosa comparati alle bordate della rombante moltitudine di coloro che pensano e parlano responsabilmente.

Quell’accozzaglia, come dice lei, dalla quale – le confesso – mi sono lasciato catturare ascoltandoli nella loro stringata logica di solidi sapienti, maestri di diritto e veri democratici, appassionatamente fedeli alle libertà conquistate a prezzo di lunghe lotte e di sangue.

Mi chiedo se non sarebbe il caso che anche lei ci facesse un pensierino e, armi e bagagli, passasse dalla loro parte, persuaso in extremis dal sano argomentare.

Nessuno si sorprenderebbe, rientrando una decisione in tal senso nella sua caratteristica attitudine ultra- sperimentata di perfetto voltagabbana.

Non dovrebbe temere di doversi vergognare, solo i cretini non cambiano opinione. Pensi al suo illustre conterraneo Curzio Malaparte, che da fascista morì comunista, russo e cinese, passando per l’attiva collaborazione con gli Americani. Sarà la terra toscana a provocare certe tendenze?…  

Ma, poi, mi dica: se il nostro voto non sarà pro o contro il governo, perché mai si affanna tanto? Perché non ci ripensa, accettando che la Bella Elena ha pasticciato parecchio sovrintendendo alla stesura della nuova Costituzione? Capisco che le terrebbe il broncio, ma, mi creda, le passerà presto e la vedrà ritornare la Dulcinea di sempre.

Non continui a contare sulla credulità popolare. Non saranno, questa volta, in tanti a cascarci. Il NO È un obbligo al quale in pochi si sottrarranno. Ci rifletta, barri il NO anche lei, giusto per rimanere fedele alla sua natura ondivaga, alla donchisciottesca, camuffato da boy scout. Nel segreto dell’urna nessuno se ne accorgerà.”

Gianfranco Becchina

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