Ex Province, Crocetta “rompe” con Orlando e Bianco

Lo sgarbo fra alleati è compiuto. Lo scontro fra Rosario Crocetta e Leoluca Orlando si traduce nella nomina dei commissari delle ex Province: dopo l’impugnativa della legge da parte della presidenza del Consiglio dei ministri, il governatore ha di fatto deposto i tre sindaci metropolitani (oltre a Orlando, il catanese Enzo Bianco e il messinese Renato Accorinti) indicando alla guida delle ex Province tre uomini molto vicini a lui, Girolamo Di Fazio, Francesco Calanna e Salvatore Cocina. La nomina, formalmente, è condivisa con l’assessora alle Autonomie locali Luisa Lantieri, ma i rumors del palazzo parlano di un blitz del governatore.
Di Fazio, che va a Palermo, è infatti considerato molto vicino a Beppe Lumia, l’altro uomo di punta del Megafono. Ex questore di Agrigento ed ex commissario del Comune di Termini Imerese dopo il mandato di Salvatore Burrafato, assumerà (come del resto tutti gli altri) anche le funzioni del Consiglio. Molto più nettamente riconducibile a Crocetta è invece Calanna, che va a Messina: ex deputato regionale, a lungo direttore dell’Esa nell’era del governatore di Gela, è tanto apertamente un uomo del Megafono da essere stato il dirigente che ha rilasciato le dichiarazioni pubbliche a nome del movimento dopo l’esclusione della lista a Messina. Alla fine dell’estate si era anche candidato a guidare il Partito democratico nella sua provincia, ma alla fine si era ritirato dalla competizione. Chiude l’elenco un dirigente regionale di lungo corso: Salvatore Cocina – che si occuperà dell’ex provincia di Catania – guida infatti l’ufficio speciale creato da Crocetta per il monitoraggio e lo stimolo della raccolta differenziata, ma in passato ha guidato anche la Protezione civile.

La questione, però, è anche politica. Orlando e Bianco, nelle scorse settimane, non avevano fatto mistero di ritenere uno sgarbo il commissariamento, e qualche giorno fa il sindaco di Palermo aveva fatto filtrare il messaggio che l’impugnativa del governo (giunta proprio sulla parte della riforma che riguarda le tre Città metropolitane) avrebbe depotenziato la legge. Crocetta, però, aveva anticipato l’intenzione di tirare dritto: «La norma – era più o meno il suo ragionamento – rimane in vigore nonostante l’impugnativa.

Se non lo facessi compirei un atto illegittimo, e dunque commissarierò le tre Province». Detto, fatto.

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