Emergenza rifiuti in Sicilia

Regione, l’assessore Pierobon: nel piano rifiuti priorità agli impianti pubblici, misure anti-speculatori, norme per il recupero e il riciclo dei rifiuti elettrici ed elettronici che incentivano anche l’occupazione. Ecco la situazione in ogni provincia

Nel piano rifiuti varato dal governo Musumeci sono previste misure per contrastare speculazioni ed è già stabilito che priorità avranno gli impianti pubblici. È quanto ribadisce l’assessore regionale all’Energia e servizi di pubblica utilità, Alberto Pierobon, che ricorda che è pronta, per il via libera della giunta, la delibera che sblocca i fondi per gli impianti pubblici a Calatafimi-Segesta e Ravanusa. E a seguito di problemi registrati nella raccolta in alcune province, l’assessore ha da tempo provveduto “a segnalare ai competenti organi di controllo le anomalie riscontrate anche in ordine a paventate asincronie e aticipicità che, di volta in volta, apparivano idonee a interferire con il corretto funzionamento e con l’attivazione degli impianti”.

GLI IMPIANTI DI COMPOSTAGGIO
Se in passato tutti i rifiuti erano diretti in discarica, con aggravio dei costi e un maggiore impatto sull’ambiente, oggi si punta sulla differenziata che è giunta al 32 per cento ed è aumentata di 10 punti in un anno. Con l’aumento della differenziata servono impianti di recupero e trattamento soprattutto dell’organico, che rappresenta circa il 40 per cento del rifiuto. L’iter per realizzare questi impianti prevede dei passaggi a tutela dei territori e sconta i ritardi del passato, ma oggi l’attenzione e la priorità è data al recupero di materia (non di energia), perchè questi impianti sono fondamentali per il buon andamento della differenziata.


MISURE ANTI SPECULATORI
Nel piano rifiuti è previsto un ulteriore passaggio a tutela della legalità: i privati non possono pensare di trattare in automatico la Forsu, primo perché priorità hanno gli impianti pubblici, secondo perchè sono solo gli enti titolari, come le Srr, che con procedure di evidenza pubblica possono decidere gli affidamenti a società in house, società miste con doppia gara, o appalti con gara a terzi.  Questo meccanismo svuota anche iniziative fasulle o di mero business di autorizzazioni.  Quindi gli uffici e gli organi di competenza (come la commissione Via) dovranno considerare questi aspetti, inserendoli quantomeno come prescrizioni. Ecco ribadita quindi trasparenza, responsabilizzazione e correttezza amministrativa.

LE MISURE PER IL COMPOSTAGGIO 
Attualmente nel territorio della Regione Siciliana la percentuale di raccolta differenziata è pari a circa il 32 per cento per una quantità di frazione organica stimabile sulle 300 mila tonnellate l’anno. Per trattare questo umido sono attivi 13 impianti di compostaggio, sia pubblici (di proprietà delle Srr e gestiti o dalle società di scopo oppure affidati in gestione con gara di evidenza pubblica) sia privati, in numero quasi uguale, per una capacità complessiva di 327.231 tonnellate.
Due impianti si trovano ad Agrigento, uno a Caltanissetta, 4 nel Catanese, 5 nel Palermitano e 1 a Ragusa. Il recente sequestro dell’impianto Sicilfert di Marsala, che garantiva 55 mila tonnellate l’anno, ha fatto scendere la capacità degli impianti da oltre 380 mila tonnellate l’anno a 327 mila. Così appena l’impianto Raco di Belpasso, che ha una capacità di 66 mila tonnellate, ha comunicato un guasto improvviso, nei giorni scorsi si sono creati disagi in provincia di Trapani dove molti Comuni, che prima conferivano a Marsala, ora si rivolgono proprio all’impianto del Catanese. L’assessorato ha avviato iniziative come il compostaggio domestico e di comunità, con un bando da 16 milioni da poco pubblicato, per ridurre la quantità di organico da trattare in attesa di completare gli impianti.

PRIORITÀ AGLI IMPIANTI PUBBLICI
L’assessorato sta lavorando senza sosta per implementare il sistema dando priorità agli impianti pubblici. In questo modo si consentirà di calmierare i prezzi, talvolta elevati sia per la distanza sul territorio degli impianti sia per la scelta dei privati che aumentano le tariffe secondo i principi del libero mercato. L’assessore Pierobon spiega che “è stata sottoposta alla giunta di governo la proposta di riprogrammazione dei fondi per lo sviluppo e la coesione 2014/2020 del Patto per il Sud, per il finanziamento degli impianti di compostaggio di Calatafimi-Segesta e Ravanusa. Ed è in corso l’iter per altri due impianti di compostaggio pubblici nei Comuni di Vittoria e Casteltermini per 60 mila tonnellate l’anno”.

 

GLI ALTRI IMPIANTI FALLITI O SEQUESTRATI
L’assessorato sta monitorando la situazione di sei impianti, di cui tre privati (nei Comuni di Marsala, Ioppolo Giancaxio, Catania) e tre pubblici (Asi Dittaino Enna, Polo tecnologico di Castelvetrano, impianto di compostaggio di Bisacquino)  che sono chiusi per diversi motivi: per il mancato rispetto della normativa ambientale o per il fallimento della società d’ambito e sono sotto la gestione della curatela fallimentare. Sono in corso interlocuzioni con le amministrazioni giudiziarie e con le curatele per valutare iniziative finalizzate all’utilizzo degli impianti e alla riapertura, anche parziale, compatibilmente con le procedure in corso. Ed è di questi giorni la comunicazione da parte della Srr Trapani provincia Sud di una proposta al curatore per rilevare l’impianto del Polo di Castelvetrano, un nuovo passo avanti che fa ben sperare.

 

La Regione dichiara guerra ai rifiuti elettrici ed elettronici, l’assessore Pierobon: favorendo riparazioni e riciclo si incentiva anche l’occupazione. I dati per provincia sul recupero di tv, monitor, lavatrici

Il governo Musumeci dichiara guerra ai rifiuti elettrici ed elettronici. Monitor, tv, lavatrici, computer, sono tutti apparecchi che in Sicilia difficilmente riescono a essere intercettati. L’Isola è ultima in Italia per recupero di questi beni che talvolta finiscono pure in discariche abusive. Eppure, se ben riciclati, è possibile ricavarne anche il 90% di materie prime seconde, con un rilevante risparmio energetico rispetto all’estrazione di nuove materie prime.

Per questo l’assessore regionale all’Energia e servizi di pubblica utilità, Alberto Pierobon ha predisposto un piano per allungarne la vita favorendo la riparazione e il ricondizionamento, e di conseguenza stimolando occupazione e ricavi.

Ecco come funziona oggi il settore. Apparecchi elettrici ed elettronici sono denominati Aee e comprendono, secondo la recente normativa, sia grandi elettrodomestici sia piccoli strumenti come le chiavette usb. Quando queste apparecchiature non funzionano più e non sono riparabili, diventano rifiuti e sono denominati Raee. A trattarli, sul mercato, oltre alla figura dei distributori di Aee e dei loro trasportatori (ad esempio i centri commerciali che vendono elettrodomestici non solo in negozio ma anche on line avvalendosi di un trasportatore) ci sono gli installatori e i centri di assistenza tecnica. Queste ultime due categorie sono però confusamente normate con zone grigie tra gli Aee e i Raee, col rischio di confusione tra le norme da applicare per apparecchi guasti e riparabili.
L’assessorato ha chiesto un parere al ministero dell’Ambiente che ha confermato la possibilità di mettere in moto un circuito virtuoso che agevola chi ritira gli apparecchi, li ripara o ricondiziona e infine li reimmette sul mercato, evitando che diventino rifiuti. “L’interpretazione che abbiamo ottenuto dal ministero – spiega l’assessore Pierobon – per la prima volta risponde a un quesito che fa chiarezza agli operatori tutti, anche in termini di potenzialità di iniziativa economica da parte di distributori e altre figure coinvolte come cooperative, installatori e trasportatori”.

Adesso l’assessorato emanerà delle indicazioni che andranno a regolamentare meglio il settore, con grandi benefici per l’ambiente dell’Isola. Secondo i dati recentemente diffusi dal Centro di coordinamento Raee, in Sicilia nel 2018 sono state recuperate 14.540 tonnellate di rifiuti, contro le 13.396 del 2017, per una media pro capite di 2,89 kg per abitante. L’aumento registrato non è servito a schiodare la Sicilia dall’ultimo posto tra le regioni italiane per materiali elettrici recuperati. La media nazionale è infatti di 4,89 kg per abitante, mentre in Spagna arriva a 5,31 kg per abitante, in Inghilterra a 7,98, in Francia a 10,29 e in Germania a 9,76.

Nel dettaglio, in Sicilia la provincia di Agrigento ha registrato nel 2018 una raccolta pro capite di 1,63 kg  per abitante, Caltanissetta 1,43, Catania 4,18, a Enna 2,29, a Messina 3,28, Palermo 2,52, Ragusa 2,34, Siracusa 2,33, Trapani 3,27.

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