Le mani di Messina Denaro sull’eolico. Confiscato il tesoro del “signore del vento”

Il Ros mette i sigilli a quattro aziende che valgono sette milioni di euro. Sono di un imprenditore ritenuto vicino al superlatitante.

«Per l’amore di sistemare a tutti ‘sti picciotti – diceva orgoglioso – sia i miei, tutti i figli degli amici, cento cristiani ci vanno impiegati docu”. L’ìimprenditore di Salemi Salvatore Angelo puntava alla realizzazione di un altro parco eolico. Era ormai il “signore del vento”. E guardava anche oltre nel business delle energie alternative. “Le biomasse sono importanti, trent’ anni ci si può campare”. Così diceva e non sospettava di essere intercettato dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani. Angelo è finito in carcere nel 2012 con l’accusa di essere uno degli imprenditori più fedeli al verbo del superlatitante Matteo Messina Denaro. E, adesso, il tribunale Misure di prevenzione di Trapani gli ha confiscato il patrimonio. Quattro aziende, nel settore edile e della viticoltura; 67 immobili, tra ville e terreni. Un tesoretto da sette milioni di euro.

“Matteo è un grande amico mio, ma iu con Matteo un mi ci posso iri a… capiscimi”. Salvatore Angelo non faceva mistero delle sue amicizie altolocate. E dava disposizioni di destinare una percentuale degli appalti alle spese del superlatitante. Mentre completava parchi eolici fra Palermo, Trapani, Agrigento e Catania. I progetti erano ambiziosi,: le intercettazioni hanno svelato che gli uomini di Messina Denaro avrebbero voluto piazzare altre pale a Mazara, Sciacca, Contessa Entellina, Montevago, Castelvetrano, Menfi, Ciminna e Salemi. Il parco eolico più grande doveva nascere a Catania, e poi essere ceduto a una multinazionale italo-danese. Anche per questo affare, Salvatore Angelo avrebbe voluto imporre un “regalo” milionario, ovvero una tangente, e una parte sarebbe finita probabilmente a Messina Denaro.

E’ una mafia 2.0 quella che emerge dalla ultime indagini antimafia condotte in provincia di Trapani. Nei giorni scorsi, l’ultimo blitz. Una mafia degli affari, delle complicità. All’ombra del capomafia, che avrà pure rinunciato al governo del territorio (come dicono i magistrati), per gestire in maniera più tranquilla una latitanza difficile, ma continua ad alimentare la rete degli appalti aggiustati. Lo diceva anche il capo dei capi, Salvatore Riina, intercettato qualche tempo fa nel carcere milanese di Opera, adirandosi non poco. “A me dispiace dirlo, questo signor Messina, questo che fa il latitante che fa questi pali eolici, i pali della luce, se la potrebbe mettere nel c. la luce ci farebbe più figura se la mettesse nel c. la luce e se lo illuminasse…”. Davvero una delusione per Riina, che cercava invece un prosecutore della sua strategia stragista: “Ora se ci fosse suo padre buonanima, perché suo padre un bravo cristiano u zu Ciccio era di Castelvetrano… capo mandamento di Castelvetrano… a lui gli ho dato la possibilità di muoversi libero.. era un cristiano perfetto… questo figlio lo ha dato a me per farne quello che dovevo fare, è stato qualche 4 o 5 anni con me, impara bene, minchia tutto in una volta si è messo a fare luce in tutti i posti”. C’è già il ritratto attuale di Matteo Messina Denaro nelle parole rubate a Riina. Mafioso di tanti affari, “Io penso che se ne sia andato all’estero”, di sicuro ha molte relazioni inconfessabili.

fonte: repubblica.it

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